lunedì 26 aprile 2010

techné

La tecnica moderna e la sua attuale ratio, la produzione economica, rivolgono una incessante pretesa nei riguardi del mondo non ancora "trasformato": la natura.
Questa pretesa potrebbe cosi' formularsi: "Tu, mondo grezzo, cosi' come sei non vai bene, sei inutilizzabile: per questo devo soggiogarti e trasformarti...per questo devo usarti violenza".
Questa pretesa e' diventata anche assoluta: non si accontenta di "pezzi" di mondo; lo vuole nella sua totalita'...un intero pianeta non gli basta.
Il classico homo faber si era limitato a impiegare porzioni di mondo per creare il suo proprio mondo, e vi aveva veduto il suo destino e la sua liberta'.
Cio' che non gli occorreva per il suo compito lo lasciava intatto.
Mentre l'uomo d'oggi, nel mondo preso nel suo insieme, non vede altro che materiale; intatto e inutilizzato; e vuole ad ogni costo "finirlo"... a guisa di merce, prodotto finito.
In questa ottica e' un pensiero addirittura insopportabile che ci siano avvenimenti che sorgano per nulla, si svolgano e svaniscano nel nulla, senza essere utilizzati, senza venir messi in circolazione, senza che nessuno ne approfitti.
In termini "tecno-ontologici" : cio' che solamente e', e' come se non fosse. Cio' che solamente e', e' sprecato. Se vuole essere, deve trasformarsi...
Eppure non di rado questa pretesa della tecnica di piegare tutto a se' viene costantemente sabotata, ogni tanto la natura si rivolta e distrugge con un soffio i tentativi di imprigionarla messi in atto dalla sfrenata ambizione umana...
La tecnica si illude. Puo' perdere.
Puo' annientare tutto con la bomba atomica. Ma puo' perdere.
La natura violentata risorge da ogni stupro con rinnovata verginita'...