domenica 26 gennaio 2014

burranello

Dove va la vita?
Va dove ciascuno la conduce.
Qualcuno va dritto sparato all'inferno;
non perchè sia cattivo
ma perchè l'inferno è l'unica
strada che conosce.

Ed eccoci al distributore di chioppa
a vuotare il sacco e i borsellini.
Binda è un eroe:
sta lottando come un leone
per creare il teatro verde.
E' a pezzi:
ha perso la mamma,
dorme con i muratori rumeni,
non sborra da una vita
e sgobba senza sosta.
Eppure non si arrende.

La tua fede, il tuo impegno
e la tua onestà
ti premieranno caro Binda.
Il premio non saranno i soldi,
carta straccia
inventata per asservire gli uomini.

L'unico premio per un uomo nobile
è il vivificante amore che riceve dagli altri:
prova del valore della sua opera.

Anche Rigates pensa solo al lavoro.
Usa la minchia solo per pisciare
e non sente il bisogno di una donna.
Sarà poi davvero finita con Taxi?

Taxi, dal canto suo, non vuole perdere
Rigates e così dove c'è lui
c'è immancabilmente anche lei.
Aveva trovato un uomo eccezionale:
ma lo ha perso
perchè ai valori della famiglia
e del sacro connubio
preferisce i distributori di chioppa
e gli aperitivi con le zitelle.

All'opposto di Taxi
(che non conclude un cazzo)
è Candy: con devozione e pazienza
ella ha conquistato un uomo.
Albi è un uomo fortunato:
e non dovrebbe trascurare questa fortuna.

Poco importa se l'anno prossimo
scade il contratto, caro Albi.
Un lavoro si trova sempre:
la donna della vita invece
si trova, se si trova,
una volta soltanto.

Alla fine c'è l'umida fossa è vero:
ma almeno, nell'ultimo istante,
grazie alla stretta dell'amato,
meno duro sarà
il tragitto di Caronte.

Anche Zarapuppis è a un bivio.
Non si tratta di metterlo dentro
ad una ragazzina albanese,
operazione semplice
che persino un ciandala
porterebbe a compimento.

Si tratta di accettare finalmente
i pesi e le responsabilità dell'amore:
il sacrificio quotidiano
del proprio egoismo,
la fedeltà, il dono costante
della propria vita all'altro,
la cessazione dell'increscioso
ruolo di clown con cui giustifica
ogni sua bassezza morale e civile.

Riuscirà il clown a diventare un uomo?

Al distributore di chioppa è presente
anche Geppina, la sorella di Rigates.
Mentre Rigates
burbero e un pò triviale
non sarebbe stato il soggetto
ideale di Raffaello Sanzio,
Geppina invece è una ragazza graziosa
e riservata.
Rigates mi fa sapere che non sarebbe
contento se mi fidanzassi con Geppina,
probabilmente a causa delle mie
sbandate giovanili.
Senza fare paragoni estetici o morali
con Milaus,
non senza dolore
incasso il colpo.
Ma confesso che mi sarei aspettato
maggiore clemenza
da colui che per quattro anni
sbandò con Taxi.

E infine io, amici miei.

Sapete bene che il mio sangue
è bastardo:
qualche feroce saraceno
dovette infettare col suo seme
una mia ava.

Vivo in questo mondo
ma non vi appartengo del tutto.
Ogni tanto me ne vado a zonzo
per l'abisso
e visito il reame dell'ambiguo
mettendo alla prova le fragili
ragnatele dei miei nervi.

Sapete infine che l'oggetto della mia
liberazione
coincide con quello della mia servitù.

Gli dei vollero senz'altro beffarsi di me.

Ma un giorno sarò libero.

Il giorno in cui Burranello
sarà solo
il ricordo di una prateria.

senza fato

Funesto fu il fato a colui
che non seppe amare.

La colpa di chi è
se dio non c'è?
la colpa è tua?
o è di qualcuno?
o è di nessuno?

Cosa è l'amore?
Non sbagliare: non confonderlo
con la bella sensazione del coito!
Perchè le sensazioni
vengono e se ne vanno spudorate
senza chiedere il permesso.

E anche tu mia bella Michela
un giorno te ne andrai
come la bambina eterna.

Qualcuno sa morire di Bellezza?
Nella perfezione di un tramonto indaco?
E l'anima?
Salperà per gli inferi?
Oppure si perderà tra le stelle?

Ti sdraiavi
posando la bella testa ondulata
sull'erba di maggio.
Il sole ti accarezzava
e chiudevi gli occhi
ascoltando il tiepido sussurro del vento.
Comprendesti mai
il miracolo della lacrima
che sgorga dalla gioia?

E se fosse troppo tardi
per essere felici?

Qualcuno dovrà pur morire di Bellezza.

giovedì 23 gennaio 2014

la parca

Quando quattro anni fa cominciai
questa mediocre composizione di scritti,
sotto la forma di un diario aforistico,
ero nel pieno di una profonda crisi nervosa.
Sentivo ancora
il fiato della morte
che mi era passata accanto
occludendomi una coronaria.
Partii con lo zio Borrado per l'Egitto,
paese abietto,
in cerca di lavoro.
Andò male.
Furono due mesi orribili
di pippe, solitudine e noia mortale.
Scrivevo cosucce patetiche,
come oggi del resto,
che mi costarono l'amicizia
di un uomo straordinario:
Lando Bradone,
noto come il Saruman dei Landi.
Così tornai a Zelletri,
presso il notaio Renzi
e il maestro e amico Mario Prodi.
Con il magnanimo Prodi mi divertivo:
passavamo più tempo al bar
a mangiare cappuccini e cornetti
o dentro pescherie e negozi d'antiquariato
che dinanzi agli scranni dei giudici.
Che minchia dovevamo fare mentre
l'abominevole macchina giudiziaria
italiana impudridiva?

Ormai avevo le idee chiare:
quel mestierucolo da avvoltoi
intriso di falsità, soverchieria e
miserabile retorica
non faceva per me.
Io anelavo l'antico ius,
la spada e la bilancia,
la giustizia concisa
del giureconsulto romano,
non l'accozzaglia confusa
e contraddittoria
delle leggi e della monnezprudenza italica.

Abbandonai così per sempre
il verminaio degli avvoltoi.
Mi parve la fine di un incubo.
Nonostante l'infarto
mi ripresi completamente:
correvo, nuotavo e fottevo
come gli stalloni.
Gettai tutti i medicinali nella spazzatura
(salvo l'asburina che ogni tanto prendo ancora).

Per comprare qualche libro,
i videogiochi e amare le mignus,
(a quei tempi c'erano Riza,
la rumena diciottenne Alessandra,
e la transfuga Noemi)
mi misi a vendere olio d'ulivo
a ricchi industriali veneti
per conto di Mario Prodi
e la signora Averno.
Avevo finalmente tempo da dedicare a me.

Letterariamente questo momento coincise
con l'amicizia di un uomo particolare:
il Patucchi.
Egli, dopo la breve parentesi del
minorato f.bux minchiarelli,
divenne il mio pupillo.

Cosa ci accumunò?
La ricerca disperata della patacca
e dell'amore.
Il Patucchi, col frenulo ancora intatto
e dopo tredici anni di pippe,
attratto dalle giovani mignotte rumene,
con la bava alla bocca
decise di emulare il mio esempio.

Dopo tre anni però
il sodalizio si sciolse:
il Patucchi
pentito d'aver sborrato fiche
che mai più sborrerà gratis,
è ritornato alle consuete pippe solitarie;
mentre io,
incapace d'amarmi da solo,
servo d'una tentazione assoluta,
sborro con potenza e devozione
Michela.

Col Patucchi si chiude un'era.

La fanciullezza è interiore dicono.
Falso!
La messinscena della giovinezza
può ingannare l'asino,
non l'occhio prudente della Parca.

E così, non potendo tornare più giovinetto,
vorrei un fanciullo.
Da amare come amico, fratello e figlio.
Da educare e condurre sul sentiero
del mondo e della Bellezza.

Il compito sarebbe arduo.
Eppure tenterei lo stesso.