lunedì 23 gennaio 2012

una teoria

Piccola teoria del destino.
Il destino concerne e seduce i perdenti, al massimo coloro che decadono con l'eleganza
degli stoici.
Chi è ricco e bello, e sopratutto sano, un alby o un b. ad esempio, penserà esclusivamente a fottere belle donne e spassarsela senza mai preoccuparsi o incupirsi del domani.
Quando il sole arride il domani non esiste.
Esiste un presente che si rinnova quasi con l'esattezza dell'eternità.
Scoprire che l'eternità del piacere è un'illusione -e per questo rinnegarlo- può sgomentare spiriti viziati, non già nature sane, poichè queste ultime, nella loro non curanza del proprio piacere, non fanno altro che perpetrare il comune impulso mammifero.
Buddha scoprì il dolore e la morte e deluso infangò il piacere.
Imbecille infinito!
Interrogare il meccanismo vitale è già un sintomo di decadenza, di morbosità senza via d'uscita.
Non c'è via d'uscita, dissipate il piacere sull'altare del presente se ne siete all'altezza o estinguetevi senza clamore.
Gli scheletri viventi, i mortificatori, gli anemici: ecco coloro a cui serve un destino.

Il miglior destino è non aver destino.