giovedì 29 dicembre 2011

il pianista

Il concerto del pianista Binda mi ha deliziato.
Da anni la musica ha smesso di appassionarmi.
La musica è una droga leggera il cui effetto postumo è un angosciante senso di vacuità generale.
Come nel sesso, dopo l'eccitazione sensoriale non resta che l'amara consapevolezza che la felicità dura un attimo e che l'estasi dipende dalle ghiandole.
L'assoluto svanisce con la stanchezza, con la secchezza delle mucose.
Per apprezzare la musica e il sesso non bisognerebbe sopravvivere ad essi, all'orgasmo e all'ultima nota.
Morire, suggellati dal Piacere...

Grazie Binda.

mercoledì 28 dicembre 2011

skyrim

Deludente l'ultimo lavoro della Bethesda.
Trama piatta e unilaterale, grafica modesta, gameplay ordinario, tutto già visto.
Totalmente sprecato il pretesto dei draghi: ci avessero dato la possibilità di schierarci con essi -dando luogo ad un finale davvero diverso e alternativo!-, di trasformarci in drago (oppure di cavalcarne uno) e sfrecciare per i cieli e le montagne in cerca di epiche battaglie...
Immaginate: intere città da abbattere, con eserciti, arcieri, maghi, catapulte, golem!
E voi, ricoperti di scaglie, a esalare fiamme, bufere, e a fendere i nemici con gli artigli e le fauci...
Oppure ad affrontare altri draghi in battaglie aeree o a cacciare mostri nei fondali marini! (con un gameplay dedicato)...
Si poteva immaginare (e realizzare) tutto ciò e altro ancora.
Oblivion almeno aveva l'alibi di non pascere draghi nelle sue terre!
Gli asfittici programmatori della Bethesda si sono limitati ad aggiungere -unica debole novità- qualche potere "draghesco" (i cosiddetti urli) e sono andati a dormire tranquilli come idioti...
I soliti noti hanno infine incensato con recensioni untuose questo giochino riciclato facendolo passare per un capolavoro.
I soliti "ignoti" hanno invece constatato, non senza dispiacere, che l'ora dei draghi non è ancora giunta.

venerdì 23 dicembre 2011

balbuzie

Perchè continuare a scrivere?
La coscienza ripudia i silenzi con un impulso invincibile.
Perciò dobbiamo eiaculare: parole, idee, teorie...
Ci si affloscia, per due ore o un mese, e poi, di nuovo, il pene della coscienza s'indurisce: e giù affabulazioni, verbi e parole.
Quante idiozie scrissi, quante malignità! Che campione di putredine!
Nella melma colsi luccicare qualcosa: una corona di allori marci, bagnata da una rugiada simile alla bava delle lumache.
Cesare della melma: ecco la tentazione di un titolo qualsiasi.
Ma a che pro, quando ogni titolo vale quanto lo sputo d'un epilettico?

Solo i silenzi bonificano l'anima.
Non la preghiera, invocazione sterile.
Ma l'anima, questa vecchia mascalzona, è incapace di tacere.
Infestiamo il mondo nominando le cose.
Il verso non è tutto.
E' solo la superbia della balbuzie a farci credere una fesseria simile.
E all'inizio non fu il verbo.
Fu il silenzio...

sabato 17 dicembre 2011

l'insonne

Cioran seppe trasformare la disperazione in principio ludico.
Come fece?
A furia di annoiarsi, notte dopo notte, insonnia dopo insonnia, bestemmia dopo bestemmia,
l'agonia sbocciò in "arte": la bestemmia mutò in poesia.
Cioran vi prese gusto: e così si specializzò nella calunnia universale.
La calunnia, violenza minore e incruenta, adoperata con la moderazione e la profondità dell'asceta, è un'ottimo stimolante fisiologico: in più ha il pregio di essere sempre valida ed attuale contro ogni sistema.
Da buon fannullone Cioran si guadagnò il pane calunniando tutto.
E, alla fine, si divertì pure.

"...colmare, tubando insieme, la vacuità generale; e infine -parodia dell'estasi- annegare nel sudore di una complice qualsiasi..." (E.M. Cioran)

lunedì 12 dicembre 2011

l'empio

Passeggiare per il bosco con Pepus è divertente.
Gli argomenti toccati sono disparati: la bilocazione di Padre Pio, le visioni di vari dementi contadini, Buddha, Cristo, l'impotenza epistemologica della scienza, il pensiero che modifica la realtà fisica, etc.
Quasi con sistematico oltraggio mi diverto a minare ogni certezza balducciana, affinchè venga corrotta dal verme del dubbio.
Da buon credente Pepus si accanisce verso di me, cercando di condurmi sulla retta via.
Deve convertirmi.
I pensieri immodificabili mi urtano.
Preferisco minare, sabotare, insultare.
Le teorie edificanti mi fanno vomitare.
Non che io ami i deserti: mi piace il tremolio delle stelle perchè non acceca il mio sguardo.
Come esseri umani siamo tutti infetti : infetti di verità.
E vogliamo sempre infettare gli altri con i nostri miseri fiati!
Anche lo scettico è infetto, infido e malfermo: ma sta al suo posto.
Da dentro esaliamo l'odore delle cloache.
Per questo ci copriamo di profumi.
Buddha avrebbe fatto meglio a tacere e gettarsi in mare con una pietra al collo.
Invece tutti i suoi apostoli imbecilli assillano la terra con la loro compassione marcia e le loro parole anemiche.
Nessuno è buddista e nessuno è cristiano.
I santi sono poveri vigliacchi che si ingannano di sfuggire al putrido destino della carne.
Come è divertente tutto ciò!
Baldacci!
Empi i calici!
Non a Buddha nè a Cristo devi brindare, pallidi fantasmi malati:
alla Carne, ancora calda e sana, sia rivolto il tuo inchino devoto.
A questa Carne così imperfetta ed ebbra di desideri...

giovedì 1 dicembre 2011

il mago

L'operazione magica numero due è semplice.
E' così semplice che potrebbe essere eseguita persino da un minorato.
Tuttavia di "magico", in essa, non c'è nemmeno l'ombra.
La magia esige infatti una serie di regole inflessibili, l'ufficialità del rito, il potere (o mana) sovrannaturale dell'officiante, l'esattezza delle formule, la genuinità degli "ingredienti";
e, per ultimo, la cosa più importante: il risultato (magico)!
L'obiezione è quindi cristallina: qui manca il risultato mio caro Beltrapi!
A meno che non si voglia indicare nello "sfogo alla vostra fantasia" quel quid di magico che altrimenti latita in tutto l'esperimento...
In definitiva siamo quindi dinanzi ad una "psicomagia": al delirio meraviglioso di un uomo riconoscente (Beltrapi) che ama la vita, il sole , l'acqua , la terra, le donne, la generazione, etc. etc.,
che, guidato da un impulso estetizzante e pagano, "deve" ringraziare il creato per tutti i suoi doni.
L'analogia col frate d'Assisi è sin troppo banale.
Bisogna aggiungere altro?
Si: se Beltrapi è pagano, lo è proprio perchè l'educazione cristiana lo ha castrato da giovane;
e ora sente il bisogno di riappropriarsi di aria fresca e di polmoni nuovi.
Il creato non cesserà mai di stupire e commuovere il sempre vergine Beltrapi.
E, dal canto suo, con la nobiltà che gli è propria, Beltrapi non cesserà mai di lodare il creato:
che, con ingenuità candida e puerile, continua a chiamare Dio.