martedì 12 aprile 2011

il muro

Gli sporadici incontri con Baldo e A.r. sono quasi sempre salutari.
Servono a capire che bene o male siamo tutti in una barchetta piena di falle, un pò come i disgraziati tunisini.
Il fatto che qualcuno se la passi peggio di te ti fa tirare un sospiro di sollievo.
E sopratutto capisci che ancora non siamo affogati in mare e per questo si può brindare, ridere e persino amare.
Baldo è un tredicenne di quarant'anni.
Ha paura di tante cose e somiglia all'asino di Buridano, che in attesa perpetua di scegliere crepa di fame.
Vorrebbe osare ma tentenna e alla fine quasi sempre desiste.
Desiste e poi, naturalmente, si duole per aver desistito.
Baldo è un onesto perdente.
Onesto perchè non fa nulla per mascherare la sua dabbenaggine e la sua impotenza.
Anzi, le esalta e vi fonda tutto il suo essere.
Le sue gaffe a profusione, la sua tendenza all' esagerazione, i suoi modi da impiastro, la sua confusione inconcludente, sono un modo per riabilitare quell' impotenza congenita che lo afflige.

All'estremo opposto di Baldo sta A.r.
A.r. è un maestro e un teorizzatore del supplizio.
Per lui il supplizio è necessario.
In ciò assomiglia ai martiri cristiani e agli stoici.
A.r. non è mai confuso, non si sente mai impotente, non ha mai dubbi: è un transvalutatore puro.
Peccato che transvaluti tutto nel supplizio e mai nel piacere.
Per lui il piacere è uno scrupolo del supplizio.
Il piacere di per sè non esiste.
Esiste solo come contraltare del dolore.

A.r. è l'animale sacrificale.
In ciò il suo coraggio, la sua pulsione a immolarsi è ineguagliabile.
Allo stesso tempo A.r. è il carnefice di sè.
Ma se A.r. si adagia sull'altare non è per perire.
A.r. non vuole perire.
Vuole rinascere.
Vuole rinascere sotto un segno indelebile.
La sua adesione ad una sorta di "predestinazione del sentimento" -per cui la grazia e la disgrazia non colpirebbero a caso ma troverebbero un senso e una giustificazione in ciò di cui reconditamente avremmo bisogno- una tale teoria altro non è la vecchia fede del martire cristiano sulla soglia del patibolo.
Il male non può non avere senso.
Il martire deve trasformare il male.
Solo così egli può continuare ad esistere.

E' inutile voler confutare una fede.
La fede, come il gusto, non è oggetto di confutazioni.
Ogni fede trova la propria ragion d'essere in colui che la professa.
Confutare una fede significa confutare la realtà di un essere umano.
La fede è una realtà.
Una delle tante.

Capire A.r. non è facile.
La sua ostinazione, la sua volontà di vivere, cerca sempre ostacoli contro cui battersi.
Non teme di schiantarsi e per questo cerca sempre resistenze.
Gode nel resistere, non nel lasciarsi andare.
Per questo ama il supplizio.
La sua simpatia verso il wu wei nasce come stimolo all'impossibile.
Immaginare A.r. inerte dinanzi all'azione è come immaginare un lupo vegetariano.
Non sarai mai un "non agito" A.r.

A.r. è il muro.
Per farvi breccia bisogna rinunciare alla lotta.
Bisogna posare lo scalpello.
Bisogna aspettare che il tempo sgretoli la durezza della malta.
I muri non esistono per essere abbattuti.
I muri esistono solo per mostrarci come la loro solidità sia temporanea.