giovedì 16 dicembre 2010

el rubio

Non si può non amare il rubio.
Il suo candore, il suo appassionarsi anche al peto d'una zanzara è commovente.
L'indomani avrà dimenticato il peto e la zanzara e si farà sedurre da una nuova farfalla. E così per ogni giorno della sua vita.
Labile e amabile, un pò come l'Idiota perpetuo di Dostoevskij.
Gli piace la vita, godere, battersi, farsi sbattere tra i flutti del Dharma.
La schiuma della tempesta lo travolge come lo spumante.
E' giocondo, solare intrinsecamente.
In lui risiede un entusiasmo che sembra non possa abbattersi.
Non si arrende mai.
I suoi infiniti difetti, la sua banalità, la sua ingenuità, il fatto che è un donnaiolo, la sua confusione eterna, la sua brama insaziabile di piaceri, di mondanità, se da una parte ne fanno un comune conformista, dall'altra ne rivelano la vitalità genuina e profonda e quindi tragica.
E' il protagonista di una commedia dal finale ovvio.
E' fortunato, piace alle donne.
Egli lo nega con sincera modestia, ma intanto le ragazze gli piovono tra le braccia una dopo l'altra.
Moldave, mulatte, equadoregne, rumene.
Dice che coltiva, coltiva, e a furia di coltivare raccoglie qualche frutto.
Ma è una mezza verità, perchè la verità è che il chico rubio gusta, gusta mucho.
Fotte le donne più belle del mondo.
Io invece pettino le bambole della mia viltà.

Tuttavia il rubio non è mai sereno, è sempre tormentato da un'ansia che lo dilania nel profondo.
Sempre febbrile, sempre alla ricerca di qualcosa da mettere nel vuoto della sua anima.
Si fa suggestionare facilmente da libri spazzatura come la Profezia di Celestino e ingenuamente crede che la lettura di un libro possa cambiargli la vita.
Sono tutte stronzate vecchio rubio!
Non credere alle teorie e alle favole di nessuno, o presto o tardi ne resterai deluso.
Ognuno orina la sua verità sul mondo e sulla felicità, ma ogni teoria è solo un sentiero scuro e senza garanzia.
Percorri il tuo di sentiero, costruendolo dal nulla.
La felicità, questa parola fatata e seducente, questa breve eiaculazione dell'anima, esiste solo come accidente benevolo, mai come dottrina da consegnare alla massa.
La felicità è solo un'eiaculazione.

Nell'ora in cui scenderò nella fossa dovrai benedirmi con una risata e battezzando di seme il piacere e il ventre di una fanciulla. Ricordami sempre con un dito di spumante, laido dannunziano.
Così deve andare? Amen! E così sia.

Meursault

Meursault è l'uomo del paradosso assoluto.
Nega e accetta l'assurdo allo stesso tempo.
Lo nega perchè accettando di essere condannato a morte senza difendersi decide di liberarsi di tutto, della vita e quindi dell'assurdità della vita.
Al contempo col suo silenzio, con il suo no definitivo tiene una condotta assurda.
Meursault è quindi fedele all'assurdo.
Per essere fedele all'assurdo non può che immolarsi ad esso.
In ciò Meursault assomiglia a Socrate.
Socrate si immola per la Verità, Meursault per niente.
Il suo sacrificio è senza senso.
Tutto è senza senso, perciò una cosa vale l'altra: il silenzio, l'amore inutile di Maria, il cane di Salamano che scompare, l'indignazione del pubblico ministero, il funerale della mamma.
Si può prendere qualsiasi direzione perchè tanto tutte portano all'assurdo.
Il cinismo è la via più breve.
Il prete vorrebbe fargli uscire almeno una lacrima.
Ma il suo cuore è un deserto.
Non esce niente, salvo un urlo straziato.
Questo grido, che rompe un silenzio quasi ininterrotto, rappresenta l'unico brandello di umanità che Meursault concede al lettore.
Gridare è umano, tacere è assurdo.
Eppure nell'assurdo c'è qualcosa di commestibile.
Meursault se ne accorge.
Ancora una notte lo separa dal boia.
E in quella placida notte d'estate tutti i profumi della vita vengono a sedurlo ammantati nella veste del ricordo.
Il cinico cede al piacere.
Ma Meursault non è Faust, anzi è l'anti Faust.
Faust vuole essere salvato, una lacrimuccia può commuovere Dio.
Meursault no.
Tutte le fragranze della vita sono lì, nude, ma rimangono sterili, senza conseguenza.
Meursault se ne lascia inebriare, ne gode, senza la disperazione di chi sta per perdere tutto.
Per questo Meursault è assurdo.
Perchè nell'equazione assurda del suo cinismo riesce a vivere e a morire -e a godere-senza disperazione.
Chi invece resterà dopo di lui, dopo che il boia avrà eseguito la condanna, dispererà perchè si opporrà all'assurdo che tutto concede e tutto toglie.
Solo chi spera può disperare.
Bisogna immaginare Meursault felice.
Non è poi così assurdo.