giovedì 28 marzo 2013

l'indestino

Qualche caro baccalà come ad esempio Binda,
il Mozart di Streguccello,
oppure Elio, il Saulo della redenzione sessuale,
si domandano il perchè del mio accanimento contro
gli apostoli del distacco.
Se avessero letto Gurdjieff,
essi capirebbero il perchè.
Ma visto che sono cieci e sordi,
sarò io a spiegare loro il perchè.

Come quasi tutti gli uomini,
compreso tu che leggi, caro lettore ignoto,
io sono uno schiavo:
io sono schiavo delle mie emozioni,
dei miei sentimenti,
delle mie passioni,
dei miei sogni,
e delle mie sensazioni corporee.
Per me il resto non esiste.

Già odo la domada sibillina sussurrata da qualche
apologeta del distacco:
Non vorresti liberarti?
Non vedi come le tue passioni ti trascinano
verso il precipizio?
Non è preferibile la pace alla perpetua disfatta del cuore?

No caro amico.
La tua pace è l'anticamera del sonno e della morte.
Il tuo distacco è la fuga del vile.
La tua rinuncia è la sconfitta anticipata di chi è incapace
di accettare la sconfitta.
Io non desidero liberarmi:
però desidero governare il tumulto dei miei sentimenti...

A te caro Gurdjieff porgo le mie scuse.
Il tuo insegnamento, a volte contorto,
valse a raddrizzare qualche gobba.

Essere padroni di sè
senza esiliare da sè
il sentimento, il corpo e il mondo.
Non l'esilio ma il dominio...

Non credo che ci riuscirò mai caro Gurdjieff.
Io sono solo un pezzo di carne senza anima.
Io so già che niente resterà di me.

A me basta che questa nebbia si diradi.
A me basta che io veda il sole di un altro giorno.

lunedì 25 marzo 2013

pugna

La settimana che è trascorsa è stata una delle più
travagliate ed intense che io ricordi.
La bambina mi scrive addio, che non mi ama e che
è meglio non vederci più affinchè io non soffra.
Io le scrivo che la amo, che darei la mia vita per lei
e che non voglio perderla.
Infine anche lei mi confessa a voce:
Anche io no ti volio perdere...tu sei uomo buono
che io no mai avuto...


Una bugia?
E che importa?
Meglio una bugia ad una verità sterile!
 
Il ciandala mi chiede come faccio a preferire
il sesso acerbo e straniato di Anemona
alle cure raffinate d'una escort d'appartamento.

La risposta, mio caro ciandala, è questa:
Preferisco la bambina perchè la amo.

Perchè amare una prostituta?
Perchè Cristo amò Maddalena?
Perchè sorge e tramonta il sole?
Rispondete miseri ciandala!
Rispondete senza ricorrere al vostro sporco dio semita!
Rispondete!
Oppure tacete nel segno della vostra pochezza e ignoranza!

Il ciandala non ha mai amato una donna.
Non hai mai lottato nè si è mai sacrificato per essa.
Non comprende che c'è qualcosa di là dal sesso.
Non percepisce quella scintilla a lui sconosciuta, di cui non sa nulla
ma di cui va cianciando con i tristi zombi che frequenta.

Il ciandala teme la fiamma ardente della passione.
Per questo se ne tiene a distanza.
Per questo il suo rischio è di morire solo e triste.

Impugna le armi!
Cerca avventure più grandi di te!
Cerca lance e baionette dove affondare il cuore!
Cerca mulini a vento contro cui spezzare la tua spada!
Non il sonno ma la morte sia il tuo unico riposo!

un dì

Primo comandamento:
non abbiate mai paura di amare!
Gettatevi nella fornace, nel pozzo incandescente
del vostro sentimento:
non abbiate paura di non far più ritorno;
non abbiate paura della sofferenza;
non abbiate paura di rimanere schiacciati!
Un giorno comunque morirete
e la libertà del nulla vi sarà concessa.
Ma fino ad allora, se veramente nasceste uomini e non vermi,
continuate a lottare ed ad amare!

Cosa?
Amando, seppur invano, si diventa folli?
Stolti!
Che vuol dire invano!
Non siete mica al mercato, dove si vendon cianfrusaglie
e dove l'utile e l'affare sono la regola!
Amare non è mai vano:
è la conquista più alta del vostro essere!
E che importa di diventar folli!
La follia è la chiave che schiude la porta del sogno!
E i vostri sogni, per vivere e realizzarsi,
hanno bisogno di gesti grandi e folli!
I quartomondisti del sesso,
i ciandala del sentimento,
incapaci di amare una donna,
incapaci di immolare il loro cuore ad una donna,
ad una creatura di carne che non sia un mero fantasma,
incapaci di tutto ciò perchè il loro cuore
è troppo piccolo, debole e meschino,
deviano il loro sentimento sui fantasmi semiti.
Com'è facile amare un fantasma, oh mezze tacche!
Il fantasma non vi deluderà mai!
Lo sguardo dell'idolo non si volgerà mai altrove,
lungi da voi,
perchè vuoto è il legno della croce
e morto e freddo è il marmo della Vergine Maria.
Come fate ad adorare il silezio d'una statua?
Non capite che l'idolo è solo un oggetto morto?
Non capite che il pulsare del cuore è tutto?
Com'è facile la vittoria, oh meschini inseguitori dello spirito!

Questo voglio che si ricordino gli uomini
quando l'umida terra mi spalancherà le braccia.
Io vissi per Te
Io incisi il Tuo nome
Come il cielo
un dì incise
la sua stella più bella.

venerdì 22 marzo 2013

Eterna Padrona

L'abisso non può farmi nulla
perchè l'abisso è sprofondato in me

La verità non può distruggermi
perchè l'ho esiliata per sempre dal cuore

Libero?
Mai!
Ostile alla mia carceriera?
Mai!

Io anelo la morte perchè voglio risorgere
Io anelo la vita perchè è una sola
Io anelo il Sole perchè mi consola
Io anelo il Buio perchè voglio esserne vincitore

Io sono l'uomo che porta una catena con un nome di donna inciso sopra.
Io sono il crocifisso di un amore impossibile e irredimibile.
Il mio sangue è lava
La mia sete è la sete di chi lotta col deserto
Il mio seme è il fuoco che incendia un desiderio infinito.

Il grembo della notte mi partorì
sotto una stella nera
ardimentoso e tenace e nemico di me stesso.

Credevi forse che mi sarei liberato di Te mia eterna Padrona?
Solo nel Tuo amore maledetto io trovo compimento
Solo accanto a Te io trovo ristoro
Solo il Tuo silenzio cancella la mia anima di polvere

Sino alla fine
Sino alla fine
Sino alla fine
Io voglio morire per Te

giovedì 21 marzo 2013

l'appiglio

Che cosa dà forza ad un uomo?
Cosa gli permette di non soccombere dinanzi
alle molteplici avversità che la vita gli oppone?
Perchè taluni sanno perire in piedi, in silenzio,
con la fronte levata e un sorriso sulle labbra?

Dunque il merito sarebbe della fede.
Sono d'accordo.
Ma quale fede in particolare?
Quella nel fantoccio semita?

Guardate Gramsci ad esempio.
La forza che lo sostenne durante la prigionia
fu l'amore per la propria donna e la speranza
di veder crescere i propri bambini.
Ogni pagina, sobria, tenera, mai astiosa,
che questo uomo immenso scrisse
fu dettata dal sentimento irriducibile del suo cuore.
Senza l'affetto, seppur distante,
della moglie, della famiglia e degli amici,
è lecito presumere che egli sarebbe ceduto prima.
Solo quando un uomo non ha più alcun appiglio,
solo allora la sua capitolazione è prossima.

Infine Gramsci, vinto dalla malattia, morì.
Eppure, il pensiero dei suoi cari,
il loro affetto profondo e inestinguibile
dovette consolarlo rendendogli sereno
l'ultimo momento della vita.

E chi non ha appigli?
Che fine farà costui?

canto di primavera

E così oggi è primavera.
Peccato non sia primavera nel mio cuore.
Il cielo è terso d'un azzurro magnifico.
Il sole scalda la terra affinchè gli uomini
vivano e muoiano senza motivo.

Il pensiero di aver abbandonato
una bambina su un logoro muretto di pietra,
ad un destino cieco e assurdo
mi annienta.


Amare lacrime
avvelenano il mio cuore.

Vedi cara Alfia
l'infernale traghetto che conduce un essere
alla distruzione?

Sopraffatto dagli assalti del Male
e della delusione
è facile che un uomo scelga e diventi il Male.

Un fievole ricordo di gioia affiora
grazie a questo tepido sole mattutino.

Vi ricordate, amici, le belle traversate estive
nel lago di Artemide?
Davanti il frac e binda oppure il vigile bagnino Enrico.
Giunto all'altra sponda, all'ombra dei giunchi,
osservavo il lento incedere del tramonto.
Sentivo in me pulsare la Vita.
Ero felice di essere vivo.
I gabbiani volavano soavi.
A volte mi fermavo a galla, immobile,
a fissare il confuso fondale verde.
Ero sereno.
Sentivo una forza che non mi avrebbe mai abbandonato.
Vuoi prendermi con te, Artemide?
Fa pure mia amata.
Sarò lieto di scomparire nel tuo ventre.
Gli amici se la caveranno senza di me.
Oppure vuoi che ritorni affinchè io canti le tue grazie?

Così trascorrevano quelle giornate stupende
mentre la pelle si bronzava e il petto fiero e sano
mostrava le sue imprese.

E ora cari amici, non so dirvi più nulla.

L'unica magia, caro Rigates, è riuscire ad amare la vita
nonostante il suo fardello di avversità.
Solo questo è l'unico miracolo che l'uomo può compiere.

Così muore il mio canto,
perdendosi nella speranza
di una nuova primavera.

mercoledì 20 marzo 2013

addio bambina

Si è spenta l'ennesima speranza, l'ennesima volta.
Prima Madalina. Ora Anemona.
Non ne posso più.
Non ne posso più d'amare invano.
C'entra pure Venus?
Si, c'entra: un uomo che si nutre di passione e assoluto
non può vivere di elemosine, di briciole, nè
può bastargli una bellezza provvisoria ed acerba.

Per questo io non posso più amarti
mia amata Anemona.
Tu hai devastato il mio cuore.
Dicevo avrei lottato per le tue labbra e il tuo seno,
bambina mia.
Mi sbagliavo.
Ho fallito.
Io non ho pazienza nè voglia di lottare.

Portatemi lontano amici.
Portatemi dove volete
purchè i miei occhi
non vedano più la bambina.

Troppe volte questo cuore è stato dilaniato.
Invoco pietà, dinanzi
all'instancabile condottiero che fui.
Lascia che la terra inghiotta le stanche membra
di un uomo inutile e impotente.

Non sarà facile cancellare dalla memoria
il tuo volto, il tuo innocente sorriso di bambina.
Molte notti trascorrerò insonni perseguitato da Te,
da ciò che non sono stato in grado di fare per Te.
Eppure, se voglio continuare a vivere,
devo dimenticarti;
devo soffocare l'amore che nutro verso di Te.

Perchè non ti fu dato amarmi Anemona?
Perchè mi fu data in sorte l'amarezza?
Ti amerò sempre bambina...
anche se non ti amerò mai più.

sabato 16 marzo 2013

una sera di marzo

Fotto come gli stalloni.
Ieri sera, sotto le stelle, dentro la ziat zeicento,
mentre fuori era buio e freddo:
poggiati uno sopra l'altra fottevo dolcemente
la bambina scaldandole con la mano
un piedino.
Una tenera fottuta di quasi venti minuti.
La quarta in una settimana (più una sega).
A quasi quarant'anni fotto più che a venti.
Ho il cazzo sempre duro.
Com'è possibile?
Merito del nesquik a colazione?
Merito dei minestroni della signora Averno?
Merito dei lavori usuranti col Patucchi?
No: merito d'Anemona.
Appena penso a lei mi viene duro.
Una pinga lunga quasi venti metri con un diametro di dieci.
Merito della bambina che ad agusto fa vent'anni.
Merito della sua pelle bianca e delicata;
dell'odore di adolescenza, spensieratezza e innocenza che emana;
delle sue manine piccole dalle dita affusolate;
dei suoi dentini bianchi da latte che regalano gioia quando sorride;
del suo delizioso collo, sottile come quello d'un cigno;
del suo ventre, perfetto;
del suo seno rosa, scolpito da Fidia e voluto da Venere;
delle proporzioni esatte del suo corpicino;
dei suoi capelli che persino quando sono tinti di nero
tralucono oro;
dei suoi occhietti vispi come quelli di una lince...
Merito dell' Età perfetta, dell'Adolescenza...

Era tardi ieri sera.
La tua amica passa a prenderti verso le venti e trenta.
E intanto arriva la notte, il buio pesto, l'umido freddo della pianura.
Lì, dove batti tu, non c'è nemmeno un'illuminazione.
Solo la luna, se e quando il cielo è terso;
solo i fari delle auto, che sfrecciano distanti e insignificanti
sulla Bontina.
E tu, amore mio, che sei solo una bambina
perduta in questo brutto mondo,
tu sei sola, seduta su un freddo muretto di pietra
con in mano una minuscola lampadina.
Nell'attesa guardi le stelle, come i pastori della campagna.
Ieri non potevo lasciarti da sola, in quel buio pesto.
Ma tu sei abituata a stare lì, sola nel buio.
Non hai paura.
Passa una mezz'ora poi ti arriva uno squilletto al telefono.
E' il segnale che sta arrivando la tua amica a prenderti.
Vai tisuro, no ti preocupare per me...

Lascio le tue manine, che ormai si sono scaldate nelle mie.

Un giorno, tra tanti anni, se saremo vivi,
ci ricorderemo di questi momenti, Anemona.
O forse no.
Ma non importa.
L'importante è che i nostri cuori
in una fredda sera di marzo
si sono incontrati
e scaldati a vicenda.

venerdì 15 marzo 2013

la storia di Pippus Cazzucci

Pippus Cazzucci fu un pio baccalà cattolico.
Di famiglia alto borghese, gettò la sua vita a pippe sino
all'età di sessantadue anni.
Per campare fece il servo a un certo Nax Falli, geometra
romano e pervertito col pallino della sodomia.
Pippus ebbe una sola donna, una compagna delle superiori.
La donna lo amò teneramente, inghiottendogli persino il seme.
Poi, dopo tre anni, lo mollò perchè Pippus
non aveva le idee chiare sul matrimonio
e perchè a letto non era in grado di procurarle neanche un orgasmo,
sia a causa delle dimensioni lillipuziane del membro
sia a causa di una pressochè totale inettitudine in eroticis.
(Se il baccalà almeno le avesse ciucciato come si deve il clitoride
forse avrebbe avuto qualche chance in più di non essere lasciato...)

Per quarant'anni Pippus andò avanti a pippe,
alienando in tal modo il naturale desiderio carnale della fica.
Inoltre il baccalà represse e frustrò la propria libido
attraverso le più riprovevoli e abiette prescrizioni morali
dettate dell'infame e retrograda religione cristiana:
la preghiera, il rosario, il digiuno, la castità...
Ma nonostante tutto, alla fine dei conti,
la mano dura e callosa del baccalà
tornava sempre a impugnare il membro lillipuzziano,
alla faccia di ogni castità, precetto e buona intenzione...

Inoltre il baccalà, incapace di emanciparsi
dalla riprovevole educazione
cristiana e borghese impartitagli dalla famiglia,
a causa di una viltà interiore tragica e spaventosa,
non riusciva ad andare a mignotte.
Un gesto di siffatta natura, secondo la
sua coscienza miope e castrante,
lo avrebbe macchiato di una colpa indelebile
dinanzi agli occhi vigili del dio cristiano in cui credeva.
Il minchione, quando gli capitava di vedere una di quelle povere creature,
ripeteva a sè stesso: "non ci indurre in tentazione..."
Poi però, quando era a letto, al riparo dallo sguardo
putibondo dello sporco dio paolino,
nel segreto e nel silenzio della notte,
col pensiero rivolto a quelle povere bambine sul marciapiede,
partiva la pippetta...

Dopo aver eiaculato grugnendo come un porco,
andava a confessarsi dal curato del paese:
il quale, come al solito, non sapeva far altro che prescrivergli
due ave maria e tre pater nostri...

L'epilogo naturale di questa storia, ributtante e tragica,
non fu però quello ovvio che potete immaginare,
cioè l'estrema unzione data dal prete al Cazzucci in punto di morte,
col bacio finale al crucifesso di latta.

L'epilogo fu un altro, grazie al cielo.
Un giorno, ormai vecchio e semi impotente, con un piede
nella fossa, abbandonato sempre di più dagli uomini e da quel dio
che si era sforzato di credere per tutta la vita,
Pippus decise di andare con una prostituta di strada.
La ragazza si chiamava Mascia e aveva venticinque anni.
La fece salire in auto e si abbandonò finalmente al piacere.
Peccato che fu l'ultima volta.

Il Cazzucci fu stroncato da un ictus mentre eiaculava
in bocca alla giovine prostituta moldava di nome Mascia.
"Il più dolce piacere della vita si spegne con me"

pensò.

giovedì 14 marzo 2013

Baconchi (storia di una zitella)

Faustina Zanelia Baccabel è una zitella di mezza età.
Ella incarna tutto ciò che di inetto e abietto appartiene culturalmente
ed esistenzialmente alla zitella italiana media.
Ecco alcune delle caratteristiche morbose di Zanelia:
1) un desiderio carnale sfrenato (poichè) regolarmente inibito e represso,
salvo casi eccezionali, quasi sempre vissuti con un senso d'angoscia postumo
(p.e. falli di gomma, zucchine, vibratori, negri pagati di nascosto per fare sesso);
2) ossessione continua verso l'autoaffermazione professionale
(segno inequivoco di una nevrosi che non potendo placarsi nel sesso
sfocia nell'alienazione);
3) fede cieca nel progressimo, nella scienza positiva e nel femminismo;
4) fobia verso le malattie veneree e le malattie in generale;
5) culto e ricerca ossessiva dell'inutile e dello svago continuo
(moda, shopping, viaggi, puttanate varie, etc.)
6) competizione costante, risentimento e desiderio di
rivalsa nei confronti del sesso maschile
(segno inequivoco di un inconscio desiderio di subordinazione
ad esso).


Come quasi ogni zitella che si rispetti,
Zanelia è un cesso.
Come tutte le zitelle Zanelia frequenta ed ha per amiche
quasi esclusivamente altre zitelle come lei,
con cui solidarizza e fortifica un senso di giustificazione
alle proprie scelte e alla propria realtà
(mai messa in discussione da una seppur minima capacità
d'autocritica).

Un giorno, durante una vacanza a Cuba,
Zanelia conosce un negro.
Attratta dal corpo possente e muscoloso del negro,
la zitella, in preda ad un raptus erotico, chiede
al negro di essere scopata...dietro lauta mancia.
Baconchi non se lo fa ripetere due volte:
infila i soldi in tasca, sbottona i calzoni e
per tre ore di fila pistona la fica secca come una
grattugia della zitella.
Zanelia grida come una cornacchia,
ha otto orgasmi, va in deliquio.
Terminato l'ultimo rapporto
il negro lo tira fuori...
e Zanelia con orrore scopre che il guanto è lacerato!
Baconchi invece se ne fotte:
infischiandosi dello stupido terrore borghese
della zitella, la saluta e se ne va a festeggiare con gli amici
la scopata ben pagata.

Tornata in Italia Zanelia scopre di aver contratto
il famigerato virus dell' AIZS...
La zitella comincia così ad assumere farmaci antiretrovirali
e chemioterapici, distruggendo lentamente il proprio organismo.
Dopo sette anni la zitella spira.
Il negro invece visse fino a novantadue anni,
godendo di ottima salute, senza mai prendere una pillola
e sborrando serenamente quasi ogni giorno della sua vita.

l'edera

Forse Anemona andrà via a Pasqua.
In Romania l'aspettano sette fratelli, un padre alcolizzato
e violento e una mamma tabagista.
Nella casetta dove vive l'umile famiglia di Anemona
spesso manca curento eletricu.
No, non temete, non masturberò la vostra compassione:
Alfia e Barnabel non avranno bisogno di fazzoletti con cui
asciugare lacrime.
Qui non troverete nè Dickens nè Verga nè Pasolini.
Per me il male -o meglio, la sua analisi-
è solo un trampolino di lancio.
Prenderete il volo come la colomba cubelliana?
Oppure vi sfracellerete al suolo?
Nessuno lo sa.
Forse la bambina non tornerà più:
e se smetterà di battere sarà senz'altro un bene.

Se credessi in un qualsiasi inutile dio
potrei pregare affinchè la bambina sia felice.
Ma ho imparato a credere solo nelle mie forze
e pertanto non perdo tempo a coltivare illusioni.
Lascio l'edera dei sogni e della speranza
avviluppare l'anima è vero:
ma dietro le verdi foglie bagnate dalla giovine luce
del Sole
il buio ha corrotto la dura corteccia del tronco.

Guarda come le bianche nubi corrono nel cielo!
Guarda come esse si immolano indifferenti
nella pure luce del meriggio!
Cosa?
Una sola vita basta per mille sogni?
Ma com'è possibile?

Perchè
L'azzurra linea del mare,
Perchè
Il perdersi placido dell'orizzonte,
Perchè
Il tuo sorriso Anemona?

Benedetto colui che ha un sogno impossibile
incastonato nel petto.

martedì 12 marzo 2013

como se quer

La giornata di ieri è stata incredibile.
Stavo facendo le pulizie di casa quando
verso le undici mi chiama la bambina.
Come stai piccolina?
Male. Mi fa male pancia e schina da murire. Mi purti ospedale?
Neanche un cane è disposto ad accompagnare l'amorino.
Unna sta enno? mi grida la signora Averno.
A soccorrere un'amica che sta male.
Infilo la giacca, salgo sulla mitica
ziat zeicento color amaranto e parto a razzo.
Resisti piccola sto arrivando.
Ma dove cazzo la porto?
Dall'abriliana il posto più vicino da raggiungere mi pare donezia,
ma non so se a donezia c'è un ospedale.
E' più facile trovare
una prostituta moribonda per strada che un
ospedale nel raggio di dieci km da casa propria.
Così telefono a Isabella, una mia vecchia compagna delle medie
che fa l'infermiera.
Bingo! A donezia c'è un pronto soccorso proprio davanti
il paninaro merdonald.
Arrivo.
Lacrime silenti solcano il volto della bambina.
Coraggio piccolina andrà tutto bene.
Guarda, qui c'è la borsettina che ti ho comprato.
Ti piace? sono felice.
Coraggio piccolina mia.
Arriviamo al pronto soccorso.
Lascio la ziat zeicento dietro un'autoambulanza.
Ti prendo in braccio ed entriamo nella sala d'attesa.
Sempre in braccio ti porto dentro l'infermeria e poso
il tuo corpicino su un lettino.
C'è un medico giovine.
Ti fa male qui?
Si.
Ti fa male schiena?
Si.
Ti brucia quando fai la pipì?
Si.
Lei è il marito?
No...sono un amico.
Esco e mi siedo nella sala d'attesa, accanto a una signora
il cui marito ha avuto un infarto.
Chiacchero un pò.
Dopo venti minuti chiedo al medico giovine
che cosa ha la ragazzina.
Coliche renali.
Saluto la signora ed esco fuori.
Fa caldo a donezia.
Mi tolgo la giacca e torno alla macchina.
Telefono ad Albi e al Patucchi.
Elio come al solito esterna qualche sciocca fobia.
Però mi dice una cosa giusta, di aspettare lì a donezia
Invece torno a casa.
Sono le due.
Non faccio in tempo a mandare giù un boccone
che il telefono squilla.
E' la bambina.
E' stata dimessa. Sta bene.
Ti prego vienimi a prendere.
Ti aspeto da merdonald. Mangio uno panino nel fratempo.
Ritorno a donezia.
Il tuo sorriso mi illumina.
Ti abbraccio con una dolcezza ineffabile.
Ti volio bene ti giuro.
Tu sei persona pretiosa.
Dotore mi ha scrito medicina.
Faciamo amore.
Andiamo nel nostro campo verde.
I nostri sospiri si perdono nella campagna.
Andiamo a comprare le medicine, delle merendine,
un detergente intimo e una bottiglia d'acqua.
Sono quasi le cinque.
Un altro abbraccio, ineffabile.
Verso le nove di sera mi telefoni per sapere se la bustina
della medicina va sciolta nell'acqua calda.
No piccola. Acqua normale. Nè calda nè fredda.
Quanta acqua? Mezzo bicchiere piccola.
Ti volio bene ti giuro.
Anche io piccola.

venerdì 8 marzo 2013

una poesia


Prendi un sorriso
Regalalo a chi non l’ha mai avuto

Prendi un raggio di sole
fallo volare là dove regna la notte

Scopri una sorgente
fa bagnare chi vive nel fango

Prendi una lacrima
Posala sul volto di chi non ha mai pianto

Prendi il coraggio
Mettilo nell’animo di chi non sa lottare

Scopri la vita
Raccontala a chi non sa capirla

Prendi la speranza
E vivi nella sua luce

Prendi la bontà
E donala a chi non sa donare

Scopri l’amore
E fallo conoscere al mondo

(Gandhi)

mercoledì 6 marzo 2013

follianemona

Il freddo, il vento, la pioggia, la solitudine
e un lavoro immondo si accaniscono sul tuo corpicino di bambina
Anemona.

Tu piccola mia hai risorse fuori dal comune:
inghiotti fiele e ridi.

E' la forza della giovinezza
che sostenta questa creatura meravigliosa,
quella forza che ha abbandonato da un pezzo
i migliori tra noi

Tu, bambina mia, sei l'esempio più alto che ho:
affronti l'esistenza con un coraggio folle.
Io al tuo confronto sono un miserabile,
un dilettante dello sconforto:
stufo di lottare ho sempre anelato
la schioppettata liberatoria, panacea di tutti i perdenti.
Eppure per la schioppettata c'è ancora tempo...

Tu Anemona, tu potresti essere una ragione per cui esistere,
foss'anche provvisoria...come un tempo lo fu Madalina Ariana...

Devi scegliere tra queste due cose:
una ragione per cui esistere o esistere senza ragione.
Sai bene che la prima cosa è più bella:
ma sai anche che la legge che governa la gioia
è la stessa da cui sgorga la disperazione.
Se vuoi una ragione per cui esistere
devi accettare che questa possa distruggerti.

Altrimenti fuggirai per tutta la vita
come fanno tutti
eternamente scissi tra il volere e il terrore di volere.
Fuggendo l'avrai scampata e la mediocrità
metterà l'ultimo timbro sul tuo passaporto.

Tu devi essere l'eccezione a tutto:
al sempre, al mai, al quasi.
Sopratutto devi essere l'eccezione di te stesso,
nel bene e nel male.
Siano il coraggio e la misericordia
i tuoi unici comandamenti.

Bene allora.
Vivrò per l'ennesima follia.
Solo verso l'impossibile deve procedere un uomo.
Vivrò per Anemona.