giovedì 21 marzo 2013

canto di primavera

E così oggi è primavera.
Peccato non sia primavera nel mio cuore.
Il cielo è terso d'un azzurro magnifico.
Il sole scalda la terra affinchè gli uomini
vivano e muoiano senza motivo.

Il pensiero di aver abbandonato
una bambina su un logoro muretto di pietra,
ad un destino cieco e assurdo
mi annienta.


Amare lacrime
avvelenano il mio cuore.

Vedi cara Alfia
l'infernale traghetto che conduce un essere
alla distruzione?

Sopraffatto dagli assalti del Male
e della delusione
è facile che un uomo scelga e diventi il Male.

Un fievole ricordo di gioia affiora
grazie a questo tepido sole mattutino.

Vi ricordate, amici, le belle traversate estive
nel lago di Artemide?
Davanti il frac e binda oppure il vigile bagnino Enrico.
Giunto all'altra sponda, all'ombra dei giunchi,
osservavo il lento incedere del tramonto.
Sentivo in me pulsare la Vita.
Ero felice di essere vivo.
I gabbiani volavano soavi.
A volte mi fermavo a galla, immobile,
a fissare il confuso fondale verde.
Ero sereno.
Sentivo una forza che non mi avrebbe mai abbandonato.
Vuoi prendermi con te, Artemide?
Fa pure mia amata.
Sarò lieto di scomparire nel tuo ventre.
Gli amici se la caveranno senza di me.
Oppure vuoi che ritorni affinchè io canti le tue grazie?

Così trascorrevano quelle giornate stupende
mentre la pelle si bronzava e il petto fiero e sano
mostrava le sue imprese.

E ora cari amici, non so dirvi più nulla.

L'unica magia, caro Rigates, è riuscire ad amare la vita
nonostante il suo fardello di avversità.
Solo questo è l'unico miracolo che l'uomo può compiere.

Così muore il mio canto,
perdendosi nella speranza
di una nuova primavera.