giovedì 28 marzo 2013

l'indestino

Qualche caro baccalà come ad esempio Binda,
il Mozart di Streguccello,
oppure Elio, il Saulo della redenzione sessuale,
si domandano il perchè del mio accanimento contro
gli apostoli del distacco.
Se avessero letto Gurdjieff,
essi capirebbero il perchè.
Ma visto che sono cieci e sordi,
sarò io a spiegare loro il perchè.

Come quasi tutti gli uomini,
compreso tu che leggi, caro lettore ignoto,
io sono uno schiavo:
io sono schiavo delle mie emozioni,
dei miei sentimenti,
delle mie passioni,
dei miei sogni,
e delle mie sensazioni corporee.
Per me il resto non esiste.

Già odo la domada sibillina sussurrata da qualche
apologeta del distacco:
Non vorresti liberarti?
Non vedi come le tue passioni ti trascinano
verso il precipizio?
Non è preferibile la pace alla perpetua disfatta del cuore?

No caro amico.
La tua pace è l'anticamera del sonno e della morte.
Il tuo distacco è la fuga del vile.
La tua rinuncia è la sconfitta anticipata di chi è incapace
di accettare la sconfitta.
Io non desidero liberarmi:
però desidero governare il tumulto dei miei sentimenti...

A te caro Gurdjieff porgo le mie scuse.
Il tuo insegnamento, a volte contorto,
valse a raddrizzare qualche gobba.

Essere padroni di sè
senza esiliare da sè
il sentimento, il corpo e il mondo.
Non l'esilio ma il dominio...

Non credo che ci riuscirò mai caro Gurdjieff.
Io sono solo un pezzo di carne senza anima.
Io so già che niente resterà di me.

A me basta che questa nebbia si diradi.
A me basta che io veda il sole di un altro giorno.