martedì 2 novembre 2010

clinamen

Il taccuino è nella mente, minuto per minuto, secondo per secondo, litro per litro.
Il romanzo è nella testa, già composto da un'eternità, libro mai scritto sul fondo del mare.
Che bisogno c'è di scrivere un libro quando la propria vita è un romanzo, il migliore dei libri possibili?
Gli occhi luccicanti di una o due volpi nascoste nel sottobosco, il loro sgattaiolare fulmineo e suicida su una strada provinciale, la profezia di un pittore immorto.
La strada è scritta, la storia pure. Con un litro di vino nello stomaco si diventa Sandokan di sé stessi, anzi il Salgari dell'apparente banale. Ma mai niente è soltanto banale...
E così me ne vado a spasso col buon Antoine. Ad Anzio vediamo un vecchio che parla da solo al vento mentre passa un treno. A casa di Peppino Antoin vede una donna dai pedalini bianchi che si nasconde e gli viene un attacco di angina pectoris. Nei pressi del Pantheon, mentre mastica un putrido panino da Mc donald's gli si rompe una capsula di un dente finto. Dice che viene irradiato, che gli irradiano i denti, il cuore, le palle. Chi? Il Vaticano...
Più tardi ti becco e.d. e la sua amica che salvano un cane nero come la notte, di notte, al bivio di Lanuvio.
Forse solo e.d. può salvare cani neri come la notte, di notte, ai bivi di Lanuvio.
La barba rossa, i denti bianchi di fuori, i vestiti sgargianti, la faccia da minorato.
Per questo è adorabile, perchè è un minorato dal cuore immane (e forse anche immune)...
Lo saluto alzando la mano e lui, col suo cuore immane e immune, senza neanche riconoscermi, mi ricambia il saluto.

Tornato a casa mi sciacquo la cappella e ripenso ad Alessandra.
Chissà se la rivedrò.
Quella sera compro due pizze, qualche birra e una bottiglia di spumante. Sono le undici, la ragazza è stanca. Begli occhi verdi, bel sorriso, dolce, bello sfintere.
Tossisce e fuma una sigaretta. Le manca un dente. Ma è bella lo stesso.
A novembre compie ventuno anni...chi ero io a ventuno anni? Uno spermatozoo.
Il frigo è rotto perciò mettiamo la bottiglia di spumante a rinfrescare nello sciacquone del water.
La ragazza vuole uscire. A me gira la testa, voglio solo baciarla e scoparla.
"Dai usciamo! Portami al mare!"
Ma sono le undici, è tardi, domani devo lavorare, Dezi...ma chi se ne fotte?
Fuori fa freddo, c'è un umido insopportabile.
La ragazza mi pistona mentre guido e le vengo in mano.
In cielo splende una luna malevola, pesta , rancida...il mare è lì, ai suoi piedi.
"Andiamo, voglio toccarlo!".
Torvaianica, buon vecchia fogna. Senza di te mi sarei già ammazzato.
L'odore salmastro del mare, la notte, le onde, l'ululato vago di qualche creatura.
Ci sediamo sulla sabbia nera, sporca e umida.
A che serve parlare? Tutto è già stato detto, ogni parola pronunziata.
Rabbrividisce e la stringo. Poi rabbrividisco io. Lei se ne accorge e ride.
Ridiamo. C'è ancora una bottiglia di spumante che ci attende. Nello sciacquone del water.
In Romania le donne sono semplici, non come le italiane con la puzza sotto al naso.
Qualche molare in meno, tante belle pompe. Seni piccoli, come chicchi di caffé. Da succhiare con delicatezza.

Lo spumante è quasi fresco. Ridiamo, ridiamo, senza un cazzo di perché.
Alla fine crolla sul divano, la bocca spalancata. Le do una carezza, finisco di guardare quella fica di shakira mentre sculetta al grido "loca!" e le butto una coperta addosso.
Notte bimba meretrica. Che la vita ti sorrida, come tu hai fatto con me.

Le palpebre quasi mi si chiudono, sono le due passate.
E.d. che salva cani neri ai bivi di Lanuvio, la bimba rumena che mi regala il suo corpo e il suo sorriso, le volpi suicide e i presagi del pittore immorto, il mare putrido di speranza coronato da una luna gialla come la sifilide, la bottiglia di spumante che si rinfresca nello sciacquone di un cesso.
Forse ho vissuto la vita intera e non me ne sono accorto.
Come tutti i caduti, precipitando, tutte le costellazioni mi passano accanto, sfiorandomi, alcune salutandomi, come e.d., altre indifferenti, come sagome vuote della risacca.
Questa notte è un maelstrom, una vasta vertigine intorno al vuoto, il movimento di un oceano infinito intorno a un buco nel nulla...e, da una botola lassù, sto precipitando in una caduta senza direzione, infinitupla.
Non so volare, non so volere.
E così, infine, mi accorgo di non essere mai stato io.
Sono un presagio. Sono una volpe dagli occhi d'argento che sbuca dal bosco per farsi ammazzare. Sono una bottiglia di spumante che prende fresco nello sciacquone di un cesso in attesa che due amanti fugaci si ricordino di brindare mentre fissano una luna gialla in un'estasi moribonda e senza senso...