lunedì 12 aprile 2010

Electric brain: sull'apoteosi della macchina sull'uomo

Mentre oggi leggevo Anders mi sono imbattuto in un passo per cosi' dire "profetico".
La stessa cosa mi e' successa piu' volte con Pasolini.
Ma torniamo ad Anders, il cui libro e' del 1956. (Die Antiquiertheit des Menschen)
La parola chiave e' stata Electric brain, cervello elettronico.
A quei tempi la parola computer forse non era stata ancora coniata.
Si parlava di calcolatori, al piu' di robot calcolatori.
Il passo in questione si occupava di un generale americano, McArthur, che al principio del conflitto coreano propose della misure la cui esecuzione avrebbe potuto scatenare una terza guerra mondiale.
La decisione se si dovesse rischiare o meno tale conseguenza -secondo quanto riportato dallo scrittore- gli fu tolta dalle mani e affidata appunto ad un Electic brain.
Per fortuna dell'umanita' la "macchina-oracolo" emise un verdetto "sfavorevole" per l'opzione bellica (in termini di costi-benefici; immagino quali: vite umane e dollari) e fu evitata la catastrofe.
Questo per dire che (probabilmente) per la prima volta nella storia dell'uomo fu "trasferita la fonte della possibile clemenza" dall'uomo alla sua creatura, la macchina...
Ancora Anders: "l'avvenimento in se rappresenta al tempo stesso la sconfitta della massima portata storica che l'umanita' si sia mai inferta: PERCHE' MAI PRIMA SI ERA ABBASSATA AL PUNTO DI AFFIDARE A UN OGGETTO LA SENTENZA DA CUI DIPENDEVA LA SUA STORIA, forse anche il suo essere o non essere".
Insomma la decisione se cancellare o meno migliaia di vite umane venne affidata ad un calcolatore elettronico.

A questo punto, quasi di rimbalzo, la mia memoria ha collegato questo passo di Anders (e la parola "chiave": Electric brain) ad un libro che lessi una quindicina di anni fa e ad il suo autore: Frank Tipler.
Il libro si intitola : "La fisica dell'immortalità".
Tipler e' un fisico contemporaneo assertore della teoria fisica del Big Crunch.
Il libro e' ingegnoso. Ma propone secondo me una visione e una "scelta" raccapricciante, dove gli uomini, per diventare eterni (immortali) si affidano alle loro macchine piu' intelligenti : i computers; proprio come fecero gli americani nel caso McArthur.
Il massimo dell'alienazione che l'uomo avesse mai potuto concepire e desiderare per se stesso e' condensato in questa favola dell'orrore.
Perche' alienazione?
Perche' l'autore rinnega la vita organica, mortale ed irripetibile per osannare quella virtuale, riproducibile (secondo lui) all'infinito e non soggetta a corruzione fisica.
Sembra di scorgere la stessa ripulsa di San Paolo verso la carne...
La vita virtuale non ci riguarda PERCHE' NON SIAMO NOI A VIVERE, ma le macchine e i loro software al nostro posto.

Tipler:
La vita è iniziata da microrganismi, tre miliardi di anni fa, e si è espansa e
diversificata. Nessuna specie sopravvive indefinitamente: lo sapeva già Darwin. I nostri
discendenti saranno molto diversi da noi. Io li immagino come supercomputer, piuttosto
che come organismi. Il DNA non sopravvive alle alte temperature che ci saranno con la
contrazione dell'universo, mentre l'informazione può essere codificata in mille modi.


Con computer sufficientemente potenti, si potrebbe emulare la vita umana. Nel senso
di riprodurla esattamente, in maniera perfetta. I nostri discendenti ci riporteranno in vita
con l'emulazione, e non moriremo più. Ecco perché la cosa dovrebbe interessarci.


Perche' orrore?
Perche' l'idea di una macchina o un computer che emula alla perfezione (ammesso che cio' sia possibile) la mia esistenza, il mio volere, i miei desideri, la mia gioia, le mie idiosincrasie, mi mortifica, mi atterisce, insulta la mia singolarita'.
Che poi io saro' riprodotto ed emulato in eterno, non vedo come questo possa interessarmi dato che la mia vita e' questa, in questo corpo hic et nunc.


Termino citando ancora Anders, quasi volessi lanciare un monito...

"Ci si potrebbe immaginare una relazione teologica scritta nel 2000, che riferisse lo svolgimento degli eventi all'incirca come segue:

Poiche' non esisteva il demone o il dio marcionista che condannasse l'uomo a un'esistenza di macchina o che lo trasformasse in macchina, l'uomo invento' un tale dio; anzi ebbe persino l'ardire di attribuire a se stesso la parte di questo dio supplementare; ma se ne assunse la parte esclusivamente allo scopo di arrecarsi quel danno che non poteva farsi infliggere da altre divinita'. Si rese sovrano per potersi rendere schiavo in un modo nuovo".
(da: Die Antiquiertheit des Menschen )