venerdì 9 aprile 2010

seguito del breve ritratto: Dorian Fragion Grey

Stefano: teatrale e teatrante, non fa altro che recitare sul palcoscenico sociale.
Anche quando e' solo.
Chi non lo conosce pensa a una grande personalita'; chi lo conosce intuisce una magniloquente impostura.
Cosa c'e' dietro, cosa e' veramente Stefano?
Anelli da stregone hippy post-sessantottino, capelli neri fluenti da pellerossa, eloquio studiato, look da dandy straccione, molta appariscenza.
Bisogna andare oltre, oltre e piu' in fondo.
Bisogna entrare in una fetida sala giochi degli anni 90, alla ricerca di due geni disadattati.
Chi ha molto sofferto, molto deve trasfigurare; molto deve mentire; a cominciare da se stesso.
Molto deve ammantare nei panni di Narciso.
Trasfigurazione, studio e menzogna per non dire a noi stessi (e agli altri) quanto miserabili di pieta' verso noi stessi siamo.
Gli altri. Cosa sono gli altri per Stefano?
Nella gran parte dei casi (gli estranei) sono casualita' su cui far colpo con un eloquio ricercato.
Spettatori.
Gli amici sono gli spettatori con la poltrona di lusso: spettatori dal coito fraudolento.
E' bello calarsi nella parte. E' bello sentirsi finalmente importanti, riconosciuti.
Ma fino all'altro ieri io e te eravamo considerati, a torto, due nullita'.
Ora indossi la veste del vincitore.
E' gratificante, ma offende lo sguardo di chi ti conosce davvero, di chi ha conosciuto un ragazzo umile e geniale in una squallida sala giochi.
Quella maschera non ti appartiene. Non tradire te stesso.
E' gratificante sentire il telefonino che squilla invano alla nostra ricerca mentre lisciamo i capelli neri davanti lo specchio.
Finalmente siamo importanti.
Giustizia e' fatta. Da nullita' a divo.
Basta inscenare una parte.
E quel telefonino continua a squillare, un amico che ha avuto un infarto che cerca aiuto. Invano.
Le "coccole" non si fanno all'ultimo. E' troppo facile, comodo. E non e' giusto.
Tanti anni fa conobbi Stefano, un ragazzino dai capelli ispidi e neri.
Tu conoscesti Alessandro, un ragazzino esile con due spesse lenti da miope.
Non dimentichiamo chi siamo.
Cio' che seppelliamo continuera' a bussare dentro di noi.
Se non sentiremo piu' bussare, avra' vinto il narciso, l'attore, il divo, colui che e' giunto a rivalersi della vita.
Ma avremo ucciso e messo a tacere per sempre quei due adolescenti, quello dai capelli neri e ispidi e quello con gli occhiali da miope.
Avremo silenziato cio' che siamo.
E per questo, seppur vincitori agli occhi degli altri, avremo perso.
Avremo perso noi stessi.