sabato 15 dicembre 2012

il passo

Non crediate che le ferite del cuore
si rimarginino in fretta.
Perduti nel solco d'un labirinto
-nel labirinto che siete voi stessi-
la tentazione è di lasciarsi morire.

Ogni passo pesa come il mondo
e ogni direzione è buia.
Sopratutto siete soli:
dovrete contare su voi stessi.
Anzi, su ciò che resta di voi stessi.

Quando l'anima va in frantumi
è difficile raccogliere ciò che ne resta.
Eppure bisogna farlo:
raccogliere una per una ogni scheggia
e ricomporla, fino a ricreare lo specchio
che rifletteva la flebile imagine di un essere.

Guardatevi.
Siete ancora voi stessi?
E se lo siete:
perchè lo siete ancora?


L'umida sera penetra l'ossa.
Per strada guardo i ragazzi:
hanno la colpa d'essere innocenti.
Essi possono sognare.
Non invece chi è morto.
E chi è vivo ma è morto?
Di che sogni si liberà costui?

Egli vaga nel deserto.
La sua mano di fantasma, trasparente,
non trattiene nulla.

Volge al termine la sera.
Volge al termine la luna.
Volge al termine l'incanto.

Il piede barcolla.

Il volere vacilla.
E tu, mio interminabile nemico,
deserto cieco,
fa pure il tuo dovere:
scagliami la tua potenza,
inabissami se vuoi, per sempre.

Ed io, a me: "Un passo! e un altro ancora!"
Ed io, a te: "Un passo! e un altro ancora!"
Odi la risposta?
E fa pure il tuo dovere.