martedì 3 luglio 2012

Papini

Non sono ancora pronto per scrivere su Papini.
Tuttavia, arditamente, non posso esimermi dall'esprimere qualche giudizio
parziale su questo genio.
Egli tese tutta la sua esistenza come un arco; e infine si spezzò.
Spezzato, tragicamente, si convertì.
La sua storia di Cristo, patetica e greve, è pur tuttavia un capolavoro
letterario.
Ci vuole uno stomaco forte per arrivare sino in fondo, fino alla feccia del bicchiere.
E non tanto perchè si prova commozione verso la figura irreale di un demente (Gesù):
bensì per il grado di abiezione che suscita l'autore, completamente vinto e soggiogato
da una favola a lieto fine...
è quindi Papini a suscitare commozione.
Viene quindi da chiedersi come una coscienza lucida e scettica come quella di
Papini possa aver capitolato dinanzi a una favoletta per casalinghe.

Eppure succede, sopratutto agli uomini eccezionali, agli archi troppo tesi:
verso dove era teso Papini, prima di crollare?

Papini, come Nietzsche, come Pascal,
rimane un monito per tutti coloro che avanzano alla conquista di sé.
Questo monito dice:
"Se non conquisterai te stesso, prima o poi sarai conquistato".