Non sono ancora pronto per scrivere su Papini.
Tuttavia, arditamente, non posso esimermi dall'esprimere qualche giudizio
parziale su questo genio.
Egli tese tutta la sua esistenza come un arco; e infine si spezzò.
Spezzato, tragicamente, si convertì.
La sua storia di Cristo, patetica e greve, è pur tuttavia un capolavoro
letterario.
Ci vuole uno stomaco forte per arrivare sino in fondo, fino alla feccia del bicchiere.
E non tanto perchè si prova commozione verso la figura irreale di un demente (Gesù):
bensì per il grado di abiezione che suscita l'autore, completamente vinto e soggiogato
da una favola a lieto fine...
è quindi Papini a suscitare commozione.
Viene quindi da chiedersi come una coscienza lucida e scettica come quella di
Papini possa aver capitolato dinanzi a una favoletta per casalinghe.
Eppure succede, sopratutto agli uomini eccezionali, agli archi troppo tesi:
verso dove era teso Papini, prima di crollare?
Papini, come Nietzsche, come Pascal,
rimane un monito per tutti coloro che avanzano alla conquista di sé.
Questo monito dice:
"Se non conquisterai te stesso, prima o poi sarai conquistato".