martedì 17 luglio 2012

La prova (Elio Patucchi)

Elio Patucchi fu un uomo pio.
Mantenuto e attaccato al capezzolo dei vetusti genitori fino all'età di cinquantasette anni,
prese i voti e indossò il talamo francescano, seguendo la via del Cristo.
Niente più masturbazioni, niente più mamme ignote.
Infine morì, di cancro alla prostata, come la gran parte dei preti la cui Fede è vera.
(E' noto che quando si smette di sborrare le cellule neoplastiche si moltiplicano a dismisura).

Una volta morto -non prima di aver confessato i propri peccati, aver chiesto perdono
e aver baciato febbricitante un crocefisso di latta- Elio si ritrovò nell'aldilà.
Con stupore gli venne incontro uno strano tipo con indosso un jeans e una maglietta nera
da due soldi con scritto "Corona's".
"Non aver paura. Sono solo il diavolo"
"Ma come -esclamò Patucchi- una vita dedicata esclusivamente al Signore,
senza più pippe e mamme ignote, ed eccomi all'inferno!"
"C'è stato un problemino. Tuttavia hai ancora una chance..." disse il diavolo.
"Che significa? Posso ancora ambire al paradiso?" chiese Elio rosso in volto.
"Si. Però dovrai superare tre prove. Dovrai...eiaculare con tre donne. Prima del tramonto"
"Ma che razza di..."
"Non mettere in discussione la volontà del Signore! i mezzi e le vie per la salvezza
sono noti solo a Lui. E ora, se non vuoi marcire per sempre qui all'inferno, datti da fare!"
Così dicendo il diavolo scomparve.
Sconvolto, Patucchi si guardò intorno.

Si trovava in una landa sperduta e deserta, percorsa da un fiumiciattolo rossastro.
Un sole cupo, sopra il suo capo, lo ammoniva del trascorrer del tempo.
"Farò la Tua volontà Signore!" gridò; e si mise in cammino, senza meta.

Dopo un pò incontrò una donna.
Era Valenzina Zuzetti, zitella sifilitica amica del Patucchi.
Un tempo innamorato e soggiogato all'arbitrio di quella donna infida e petulante,
che mai gliela diede, manco l'avesse avuta d'oro, Elio comprese che quella
doveva essere la prima "prova" di cui gli aveva parlato il diavolo.
In buona fede Elio le spiegò la situazione.
La donna, sorpresa e disgustata, lo respinse.
"Sei Pazzo! Sono in vacanza in Sinai...che schifo...non mi accoppierei con te neanche
per tutto l'oro del mondo! Io sono bellissima e merito solo fotomodelli...
va a farti una pippa, come hai sempre fatto..."
A quel punto Elio esplose d'ira.
Colpì la donna al volto con un ceffone sonoro.
"Donna sciagurata e inetta, quanta pietà fai! Strega risecchita, sgualdrina
vanitosa in cerca di cazzi di cane! Avresti dovuto baciare dov'è più sporco
pur di trovare un uomo come me! Ora, se non vuoi che ti abbandoni qui,
al tuo lurido destino, sbrigati a bere il mio seme. In ginocchio troia!"
La Zuzetti, terrorizzata, obbedì in silenzio.
Elio le sborrò in gola.
La strega si tramutò in serpe e strisciò via.
"La prima prova è compiuta. Prosegui senza indugio, prima che il sole tramonti!"
disse una voce extraumana, da chissà dove.

Ripreso il cammino, Elio incontrò un'altra donna: Delia Zaganelli.
Anche Delia un tempo era amica di Elio.
Ora era una donna senza grazia, raggrinzita e ricoperta di rughe come una mummia egizia.
Laureata in economia aziendale, impiegata in una ditta di preservativi,
cazzofobica da anni, Delia scassava i coglioni un pò a tutti con la loquacità e la presunzione culturale tipica dei parvenus di sinistra.
Felice di rivedere Elio, Delia sguinzagliò subito la lingua e con voce stridula si mise a parlare di "cultura" (riassunti di telefilms americani, ricette di cucina, storie di parenti e nipoti, resoconti erotici di viaggi a Rimini, etc., etc.).
Stanco delle stronzate proferite dalla mummia, Elio la interruppe bruscamente.
"Mi fai una pippa? Ne va della salvezza delle nostre anime."
Delia rimase felicemente sorpresa.
"Ma chi io? oddio...ma perchè non me lo hai mai chiesto prima d'ora?
Quante cene romantiche insieme, tu ed io...e tu, come un baccalà, non ti sei mai fatto avanti...
io non aspettavo altro, bramavo il tuo cazzetto! Lo avrei ciucciato per bene, davvero sono brava!"
"Bando alle ciance!" disse Elio sguinzagliando il pene.
Purtroppo Delia non era capace nemmeno a tirare una pippa come si deve e in mano
sua il pizzo di Elio s'ammosciava di continuo.
Così Elio fece voltare la mummia, la mise "a pecora" e dopo mezz'ora
le sborrò sopra i glutei molli.
La mummia si tramutò in cornacchia e volò via.

Elio riprese il cammino.
Il sole era basso.
Mancava poco ad un tramonto cremisi.
Stanco, madido di sudore e ricoperto di polvere, Elio infine trovò la terza prova.
Alfia Dorelli era lì, seduta su un sasso.
Volto grigio e rugoso, occhiali da miope, tutta la tristezza nera di chi, solitario,
è nato sotto un segno maledetto.
Al pari del Cristo quando affrontò il Golgota, Elio cedette.
"Ti amo!" gridò Alfia soccorrendo l'amato.
Elio non rispose.
Distrutto, chiuse gli occhi e lasciò che la donna si occupasse di lui.
Il pene di Elio non si rizzò.

Il sole amaranto era tramontato.
Una notte vischiosa e fredda era scesa su quella landa priva di vita.
Elio riaprì gli occhi.
Alfia non c'era più.
"Ho fallito. Sia fatta la Tua volontà Signore" disse Elio.
Una lagrima calda sgorgò dai suoi occhi azzurri.

Fu a quel punto che nel cielo nero gli parve di scorgere una bianca colomba.
Il tenero animale volava leggiadro e senza paura, diretto verso chissà quale metà.
Forse il meraviglioso animale era il Segno d'una speranza.
Forse stava a significare che nessuna avversità, nessun inferno può oscurare
e piegare una Fede invincibile.

Nel puntò in cui scomparve la colomba, germogliò limpida e radiosa un'aurora.
Elio si rialzò e asciugò le lagrime.


"Ora tocca a me esser colomba" - disse.