domenica 18 settembre 2011

l'impuro

Che l'ossessione di Pasolini verso l'usura contemporanea, la mutazione antropologica dell'italiano, la coazione del consumo, etc., sia stata profetica, è un'acquisizione postuma consolidata.
Ora ciò, natutalmente, è arcinoto: bisognerebbe perciò non tanto soffermarsi su questa idiosincrasia rimasta senza conseguenze politiche
(inevitabilmente: perchè il capitale in meno di venti anni ha fagocitato senza difficoltà tutti i poveri idioti antagonisti: pci, marxisti, maoisti, marchettari e pseudo intellettuali di sinistra...
il sistema li ha appunto "corrotti" con il sogno del dominio tecnico del mondo, il progresso senza fine, l'umanità redenta per sempre dal bisogno, il benessere, l'incasellamento sociale...essere di sinistra significa solo e sempre volere una fetta della torta, del potere, dopodichè pereat mundum...);
bisognerebbe, dicevo, non tanto soffermarsi su questa idiosincrasia di Pasolini -o su quell'altra
sua fissazione (che sfocia nell'adorazione estetica) verso un sottoproletariato e un mondo rurale assurdamente ritenuti puri e ancora incontaminati dal neo capitalismo del dopoguerra (assurdamente perchè, come Pasolini sapeva benissimo, non esiste niente di puro e niente resta incontaminato)- :
bisognerebbe invece cercare di capire come Pasolini abbia potuto, nonostante tutto ciò, nonostante la corruzione dell'animo umano davanti al potere, continuare a nutrire speranze, continuare a credere in una purezza inflessibile...
Ora Pasolini conosceva bene gli uomini e conosceva anche le stupide distinzioni sociali dell'epoca (borghesi, proletari) -stupide perchè si fermano sulla superficie e non arrivano mai al cuore egoista dell'uomo- e sapeva bene quanto essi, tutti, a prescindere dalla loro nascita, educazione, classe sociale, siano inclini alla corruzione.
Sopratutto, il suo rimanere "marxista", proprio in quel periodo così conformista e ottusamente progressista, non poteva che apparire a sua volta se non come una scelta conformista, aderente cioè alla moda (al modus) di quel contesto.
Tuttavia, tolta di mezzo la moda e l'ideologia, l'occhio che registrava il sorgere di un mondo nuovo e orribile -orribile perchè cancellava di colpo la purezza (sognata) di un vecchio mondo
e la poesia che lo descriveva-, fu il frutto di una lucidità assoluta, imprescrittibile.
La maledizione di un uomo lucido è che non vuole rassegnarsi.
Se si fosse rassegnato, infatti, Pasolini sarebbe diventato parte integrante di quel mondo che ripudiava.
Per questo, coerente con sé stesso, tentò in ogni modo di sfuggire ad esso.
Naturalmente si illuse.
Forse la corruzione era scesa persino lì, tra gli scarti umani che lui frequentava e amava.
O forse essa allignava già da sempre lì e lo attendeva come una matrigna.
Forse la verità si impara solo con la morte...