martedì 6 settembre 2011

la ruina

A tratti divertente -anche se perfettamente inutile- questo pseudo libello di Richard La Ruina.
(A proposito: come poteva l'autore scegliersi uno pseudonimo così altisonante e barocco da sembrare il nome di un perfetto imbecille? Ma va perdonato, come tutti gli inglesi).
L'autore è diventato un maestro supremo della seduzione, le modelle gli cascano ai piedi, aiuta (dietro compenso) gli sfigati a uscire dal tunnel della timidezza e con i suoi consigli innalza l'autostima dei lettori e degli uomini in particolare.
Un benefattore del genere maschile quindi La Ruina.
Senonchè nel suo libello autobiografico (Natural game) di naturale non c'è quasi nulla.
A parte alcune ovvietà sul mostrarsi sicuri di sé, un pò di psicologia d'accatto, l'assurda pretesa di essere "in zona" (cioè fighi) in qualunque momento come robot programmati, banalità evidenti come il vestirsi eleganti (ma per un inglese il vestirsi bene per sedurre una donna non è un'ovvietà),
a parte tutte queste simpatiche fanfuche, radicate nell'auto esaltazione e in un compiacimento di sé quasi nauseante, tutto il libro non è nient'altro che una costruzione artificiosa, un'immensa premeditazione ossessiva nel tentativo di impallinare il maggior numero di prede.
La Ruina è quindi un megalomane ("Sono il miglior seduttore d'Europa": una tale mancanza d'umiltà può solo far sorridere).
Tutte le sue tecniche, la sua terminologia, i suoi suoi stupidi acronimi, i suoi schemetti fanno pensare al delirio di Fourier di intrappolare la realtà in un ordine definitivo, così da piegarla ai suoi desideri strampalati.
Sarebbe interessante vedere Ruina all'opera a Pechino, al Cairo o a Niscemi.
Hai voglia a pippe caro Ruina!
Tutto sommato rimorchiare donne inglesi, anche fiche, dev'essere una cazzata.
Più disinibite delle nostre santerelle italiane, col vizietto dell'alcol, sollevarle la gonnella dev'essere quasi un giochetto.