domenica 30 ottobre 2011

elle

Nora Santucci è un donna contemporanea, di mezza età.
Come la gran parte delle donne contemporanee, Nora vive una vita ordinaria e conforme ai dettami della sua epoca: consumismo, edonismo, adesione formale ai canoni del credo cattolico, simultanea simpatia verso credenze alternative "new age", apertura ideologica verso l'esoterismo orientale,
compulsività isterica verso ogni nuova moda spirituale, fiducia cieca nella psicoterapia, uso moderato di stupefacenti, finto libertinismo sessuale, saffismo: insomma, in una battuta, di tutto di più.
In realtà Nora vive un vuoto interiore spaventoso, lacerante: vuoto che cerca di colmare con tutte queste stronzate, che assume come adempimenti coatti: e che tuttavia, uno dopo l'altro, falliscono e si dissolvono lasciandole un vuoto più esteso e una delusione ancora più atroce e insopportabile.
Non bastano i viaggi in India e in Tibet per convertire Nora a qualcosa, magari a una definitiva forma di ascetismo: la puzza di merda, i santoni pidocchiosi e luridi con lo scroto arrotolato, i monaci zen con i denti gialli e il sorriso viscido la disgustano parimenti dell'odiato Occidente...
Delusa da tutto Nora decide di ammazzarsi: se ne va in un bosco portandosi alcol e medicinali psicotropi.
Inghiotte tutte le pillole con l'alcol e dopo un pò precipita in uno stato di abbandono totale...
Sdraiata sull'erba, la testa le gira vorticosamente: sopra di sè vede il cielo, un cielo grigio con nuvole grigie che mutano forma lentamente ma inesorabilmente...il cielo la guarda senza occhi, indifferente...
Poi, ad un certo punto, stordita, il cielo viene sostituito da una figura umana maschile dalle forme rozze...è un pastore con mani enormi, dita nodose e tozze, sopracciglia ispide e nere, barba bluastra, capelli scuri e crespi, occhi neri e ardenti come un dannato dell'inferno...indossa una camicia a scacchi ed emana un leggero fetore di caciotta ed escrementi di pecora...
Nora fissa impotente e in silenzio lo svolgersi di un rito, forse il più antico e barbarico:
il bruto, con la bava alla bocca, si cala i calzoni ed esibisce un cazzo mostruoso, nero come la pece...poi le strappa i vestiti di dosso e come un animale impazzito si avventa sul suo corpo immobile...le azzanna i seni, piccoli come chicchi di grano e poi con un impeto bestiale la infilza...
Nora è serena, calma: assiste a ciò che sta accadendo al suo corpo come se fosse all'infuori di esso...
I colpi del bruto la scuotono come un fuscello: d'un tratto sente un'esplosione di piacere inaudito,
pulsazioni infuocate le sciolgono l'anima e le viscere... gode, finalmente gode come mai ha goduto in tutta la sua infima vita...
Il mostro grugnisce, esce dal ventre di Nora e si allontana, scomparendo.
L'odore del seme, acre come l'aceto, si mischia a quello della rugiada e del trifoglio.
Il silenzio del bosco scende di nuovo.
Il cielo, solenne e immoto, indifferente e grigio, torna a coprire tutto.
Nora è riconoscente.
Chiude gli occhi e si addormenta. Per sempre.