martedì 18 ottobre 2011

una storiella

Vi racconterò una storiella.
Provate a immaginare un uomo devoto: i cui precetti di vita si ispirano ad un sentimento
e a una devozione sinceramente radicati nel suo cuore.
Un santo, per farla breve: qualcuno cioè che agisce con disinteresse verso il
proprio egoismo ed è pronto a sacrificare ogni bene e la vita
pur di conservare i valori in cui crede.
Poco conta conoscere quale sia nello specifico il credo -religioso o politico- di quest'uomo:
vi basti sapere che ne ha uno e che per esso si immolerebbe senza esitazione.
Chiameremo quest'uomo, per civetteria, Fabux.
Fabux ha quarant'anni, vive in una grande città, non è colto,
ha un impiego fisso e noioso, non ha amici perchè tutti -sopratutto le donne-
lo trovano "poco brillante e per nulla sexy" e, cosa peggiore, "privo di personalità
e senza carattere".
Fabux non è diventato prete perchè gli piace molto masturbarsi:
la sua vigile coscienza laica gli impedirebbe di conciliare l'eucarestia con le pippe.
Fabux eiacula solo con pippe, si badi: non acconsentirebbe mai a coiti
a pagamento con donnine, perchè in contrasto con la sua moralità.
Fabux, sebbene senza amici, è un cittadino molto attivo: frequenta convegni femministi,
va a teatro, vede films, non perde una manifestazione politica (di sinistra):
senza capire nulla di teatro, cinema, politica, femminismo, etc.
Ciò si addice perfettamente alla sua vocazione da santo "laico":
infatti, per lui, l'importante è credere in tutte queste moderne virtù laiche (civiche):
libertà, democrazia, diritti, etc.: senza interrogarsi mai sul perchè di una tale scelta
ideologica.
Non si è mai chiesto, ad esempio, perchè egli non ha scelto di essere
un reazionario, un monarchico o un fascista: perchè, invece di credere nelle moderne virtù democratiche, al contrario non le nega e combatte con la stessa onestà spirituale e fervore
ideologico...
Il santo non domanda, non chiede: obbedisce ai precetti del suo dio e basta.
Se osasse disobbedire, perderebbe la santità: e diventerebbe un peccatore qualsiasi.

Bene.
A questo punto la storiella potrebbe terminare qui:
Fabux, il sanfedista moderno, potrebbe morire serenamente, a ottant'anni o più, con la Costituzione della Repubblica Italiana -mai interamente letta- stretta sul petto,
una vita onesta, proba e casta alle spalle (tasse pagate fino all'ultimo centesimo;
solo pippe, all'ombra della società -e quindi politicamente e sociologicamente neutre-
fino all'ultima eiaculazione).
Ascensione in cielo di Fabux (il Padreterno gli concede finalmente una donna, magari "bruttina" come la vuole lui, di nome Marta...Letizia eterna, celestiale, dei due.)
Invece, essendo questo finale troppo "ovvio", ve ne propongo uno diverso.
Dopo molti anni Fabux è colto da una "crisi" interiore, esistenziale.
Ha la sensazione sconcertante che gli ideali e i doveri in cui ha sempre creduto siano un bluff,
un'esilerante pagliacciata da circo...
Tuttavia egli sente ancora il bisogno di credere in qualcosa e di erigerlo a fondamento di fede: ma non sa cosa!
Chiaramente c'è sotto lo zampino del Diavolo.
Così quest'ultimo decide di tentarlo, sotto forma di prostituta nigeriana.
Fabux, in trance, allunga la mano e tocca, per la prima volta nella sua vita, un seno morbido...comincia a succhiarlo, palparlo...gli sembra un sogno.
"Allora" -dice il Diavolo sotto forma di prostituta nigeriana-
"Se vuoi questo seno, o qualsiasi altro seno, dovrai rinnegare i tuoi ideali: che già da tempo
hai messo in discussione. Perderai l'anima e la santità. Ma, credimi, non sarà una perdita dolorosa.
In alternativa salverai la tua anima: ma non i tuoi ideali. Vivrai nella delusione, nel ricordo
di qualcosa di fatuo e insignificante. E non rivedrai mai più questo seno, nè alcun altro per il resto della vita. Scegli."
Visto che Fabux non smetteva di libare, il Diavolo ne dedusse le conseguenze.
Fu così che il Santo perdette l'anima.
E perdendo l'anima conobbe una gioia perfetta e sconosciuta.