mercoledì 23 novembre 2011

belprati

Palmira Belprati è la giovane figlia di un ricco notabile romano.
Il padre, avvocato e senatore cattolico, le ha fornito gli strumenti della più alta educazione borghese: collegio in Svizzera, studi umanistici, laurea ad Oxford in letteratura e filosofia, frequentazione dei migliori conservatori del mondo.
A ventisei anni Palmira Belprati è una pianista di altissimo livello.
Tuttavia ad un certo punto, del tutto inopinatamente, il pianoforte, l'immenso bagaglio culturale accumulato in anni di studi, non le interessano più.
Il padre, con il suo immenso patrimonio, potrebbe mantenerla a vita; oppure potrebbe senza alcuna difficoltà introdurla nelle smaglianti pieghe della corrotta politica capitolina.
Ma, ancora una volta, neanche la carriera politica le interessa.
La giovane si chiede cosa voglia realizzare nella vita.
Non le interessano le relazioni sentimentali con gli uomini (e per la verità neanche il sesso, passatempo inutile, breve e culturalmente infimo), non le interessa procreare nè metter su famiglia (i bambini la infastidiscono): insomma tutto ciò che per i suoi simili, uomini e donne, rappresenta lo "scopo" della vita (la carriera, il sesso, la comunanza affettiva), per lei è solo un miserabile bi-sogno destinato a infrangersi nella noia, nella delusione e nella ripetitività quotidiana.
Palmira decide così che lo scopo della sua vita può essere uno solo: la sperimentazione continua di cose nuove, nel tentativo, consciamente irrealizzabile, di non annoiarsi mai della vita o quantomeno di annoiarsi il meno possibile.
Se infatti la noia è inevitabile, lo è solo perchè gli uomini cristallizzano le loro sciocche abitudini.
Passare da una esperienza all'altra, sempre, ma senza fretta...passare il tempo, trastullandosi dolosamente tra gli opposti, in attesa che la vita passi...
Così, del tutto deliberatamente, in mala fede potremmo dire, Palmira progetta di sperimentare, in una successione temporale adeguata e razionale, due esperienze esistenziali contrapposte: vuole sperimentare l'estasi religiosa, la santità prima; e il "peccato", la degradazione morale, poi...
Vuole cioè passare dal bene al male...
Ora Palmira, grazie alla propria cultura psicologica, sa bene che la santità consiste in uno stato mentale (alterato): si tratta quindi di stabilire, con una scelta artificiosa, le basi reali per una tale alterazione mentale...e restare a vedere!
Palmira decide così di diventare una monaca di clausura: per un intero anno della sua vità!
Dopodichè -nell'ipotesi in cui Dio non l'avesse accolta presso di sè - sarebbe passata al peccato, al lato oscuro, con un calcolo altrettanto premeditato e doloso...

Dopo neanche un mese di clausura Palmira decide di uscirne, nauseata: ammesso che Dio esista, e ammesso che abbia un senso credere in lui, non è nella preghiera nè tra le frigide mura di un convento che si deve cercarlo...bisogna cercarlo altrove allora: nel vizio e senza necessità sopratutto...
Ma prima di dedicarsi al vizio, bisogna dare ancora una chance alla ricerca della santità:
così Palmira, uscita dalla clausura, diventa crocerossina; va in Africa ad assistere lebbrosi e bimbi
malati di dissenteria, in mezzo alla merda, al pianto e al dolore.
Ma neanche qui Palmira trova qualcosa che minimamente avvicini alla santità:
i bambini muoiono come mosche, nella merda.
Solo il raro sorriso di qualche creatura sopravvissuta allevia il cuore e impedisce la bestemmia.
Infine Palmira, non senza dolore, decide di abbandonare quegli infelici al loro destino.
Torna a Roma e all'insaputa del padre, si mette a fare la prostituta d'alto bordo.
Ma lo fa solo per sanzionare quella scelta ideologica ed esistenziale che si era posta all'inizio:
l'adempimento del vizio cioè: dopo aver pagato il giusto tributo alla vana ricerca del bene...
Il sesso, se non la ripugna, la annoia mortalmente: tuttavia le rende possibile conoscere le debolezze degli uomini: e questa circostanza la gratifica e diverte immensamente...

Gli anni passano e Palmira decide infine di sposare un uomo vecchio e potente:
un ricco senatore romano, come a suo tempo fu suo padre.
Il vecchio senatore vuole un figlio: e lei glielo dà.
Invecchiando Palmira comprende come il suo iniziale progetto di vita si sia esaurito:
ormai non le resta che attendere con inerzia la fine dei giorni.

Un giorno, inopinatamente, solo per il gusto di "stare a vedere" e senza essere sorretta da alcuna intenzione morale, Palmira decide di entrare in una chiesa e di confessarsi con un prete.
Il prete, come di rito, le comincia a fare le solite domande.
"Perchè sei qui? Perchè vuoi confessarti?"
"Non lo so. Forse sono qui soltanto per stare a vedere che cosa succederà. Ma so già che non succederà niente, come sempre" risponde Palmira.