martedì 4 maggio 2010

l'ultimo nichilista

Carmelo Bene e' l'unico vero nichilista che ho mai riconosciuto in vita mia.
Vivido come una ferita aperta e fedele fino alla fine alla sua vocazione d'annientamento...a cominciare da se' naturalmente.
Un nichilista che crea non senso distruggendo e spolpando arte, linguaggio e senso.
L'attore inteso come vano automa-esecutore del testo e' abominio.
Il teatro non deve comunicare; e l'incomunicabile passa attraverso l'osceno.
Paradosso: l'osceno redime... perche' e' l'unico comunicante possibile.
Teatro e vita coincidono: per questo l'attore non e' giammai altri se non se' stesso.
Il teatro non e' altro se non il grido inaudito della sconfitta a cui gli spettatori stizziti si tappano le orecchie.
Anche la follia non e' qualcosa di gratuito: bisogna conquistarla con fatica, non si diventa Amleti per caso...
Certo: chi si vota all'annientamento suscita pena...
Ma forse il nichilista e' solo un allergico alle menzogne e al bailamme della civilta' in generale; forse e' solo colui che ha lo sguardo piu' lungimirante di tutti, che vede dove gli altri non sanno e non hanno il coraggio di vedere; che scorge il rantolo del vecchio nel gracchio del bambino appena nato; che vede la landa deserta dove ora trionfa la formica umana...
E a furia di vedere "oltre", il presente diventa nero e si diventa maestri del dispregio.
E chi dispregia alla fine e' esecrato.
Ma essere esecrati e' una volutta' cosi' raffinata che pochi sono in grado di ambire.
E' la tentazione del nichilista...