martedì 27 novembre 2012

A Rigates

E così, caro Rigates, anche tu segui questo
blog da due soldi!
Naturalmente il piacere di averti come lettore è immenso:
pur tuttavia so bene che rimarrai deluso, per una serie di ragioni
intuibili.

Innanzitutto qui non si parla di materie a te congeniali:
la giurismonnezza e l'informatica mi fanno venire l'orticaria
e pertanto le ho bandite come si bandiscono le cose inutili.

In secondo luogo, ahimè, qui non troverai nè poesia nè prosa
di pregio, non essendo io nè un poeta nè un prosatore.
Potrai trovare, raramente, se sarai fortunato, qualche mistificazione
più o meno riuscita di ciò che è davvero poesia o prosa.
Certo, una mistificazione poetica ben riuscita
potrebbe persino perdere il proprio carattere mistificatorio
e ricevere il crisma di poesia: ma a me tutto ciò non interessa.
Io mi accontento dei miei "falsi" letterari così come sono:
autenticamente inautentici.
Perchè ti domandi?
Perchè questa inautenticità?
Ma è semplice caro Rigates!
Perchè tutto è già stato detto!
E quindi, non si tratta d'altro che di rimescolare la solita zuppa.

Terzo: qui di Nietzsche non troverai nemmeno un'unghia.
Egli fu un povero demente che buttò dalla finestra la sua vita.
Invece di sborrare fighette si bruciò il cervello con inutili seghe mentali:
la superminchia, l'eterno finocchio, la volontà di patonza...
Certo, conosceva l'arte di incenerire l'anima con le parole:
un dono supremo...ma se poi l'arte non si fa azione e vita,
marcisce nell'oblio delle biblioteche.

L'arte è poca cosa.
Sopratutto l'arte è inutile.
L'arte nel migliore dei casi è una pregevole scopiazzatura della realtà;
nel peggiore dei casi è una mediocre scopiazzatura della realtà.

Vedi, mio caro Arigates,
ancora una volta ti ho deluso.

Eppure sappi, caro maestro,
che ancora oggi ti eleggerei mio Duce;
e, tra tutti gl'infelici esempi dell'umana stirpe,
solo a Te,
io, gaio e libero,
concederei il mio libero inchino:
come a quello che si rivolge a un padre,
come a quello che si rivolge a un dio.