mercoledì 27 giugno 2012

Cui prodest?

Cui prodest la descrizione di una realtà efferata?
Efferata solo per colui che la descrive, naturalmente.
Prodest descriptori è la risposta.
Che il descrittore sia malvagio, perverso, crudele, tutto ciò è un fatto.
Potete quindi concludere senza difficoltà che il descrittore è
un animo ignobile che gode nel rappresentare le sventure altrui,
al solo fine di riderne a crepapelle.
Ma c'è dell'altro.
Egli ha bisogno di rappresentare sventure per la stessa ragione che induce
lo spettatore di Lucrezio ad assistere alle calamità che affligono i mortali.
Quando vede sprofondare il prossimo, lo spettatore superstite prova
una consolazione profonda, dovuta al fatto di averla fatta franca.
Quando toccherà a lui inghiottire il fiele che il destino gli riserva,
dirà sereno: "Eccomi, sono pronto"; e sporgerà il capo dalla carrozza come fece Cicerone.


Tutto ciò, naturalmente, in sede ideale.
In sede "materiale", molto probabilmente, egli si limiterà ad un'ultima bestemmia.