sabato 11 febbraio 2012

un glande

Provate a immaginare la noia di un piccolo borghese di origini sicule.
Egli si stufa di tutto e presto.
Per sua disgrazia inoltre ha scoperto di nutrire dentro di sè una deliziosa repulsione verso tutti gli stimoli della cultura: la letteratura, l'arte, la poesia, la scienza, per lui equivalgono a patate marce.
La cultura lo annoia perchè non ha più niente da scoprire e da dire.
E se anche avesse qualcosa da dire, sarebbe comunque inutile.
A furia di avvizzimenti interiori questa creatura si accosta alla mondanità, il tanto spregiato regno in cui i suoi simili competono senza sosta.
Tuttavia egli non compete: assiste... e come un parassita attinge vitalità da questa dimensione spettrale e seducente.
Il vuoto che egli trova in essa lo alleggerisce, seppur brevemente, del peso della noia e perciò gliene è riconoscente.
Mentre gli altri credono che questo vuoto sia sostanza, egli capovolge ogni sostanza in vuoto.
Egli sceglie deliberatamente l'alienazione.
La coltiva, come tutti i suoi vizi.
Sa che l'alternativa è una "verità" brutta.
E inoltre sa, ridendo in faccia a psicologi e situazionisti, che tutto, proprio tutto... è alienazione!
Il risultato è sempre identico: scegliete una balla qualsiasi e scappellate il glande al momento giusto.

Di vuoto in vuoto, senza stancarsi mai, colma la sua esistenza.
Oggi lo vedrete nei panni del boia, domani in quelli dell'esecutato.
Giunto al patibolo, senza vergogna alcuna, dirà infine:
"Sono mondo"