domenica 3 febbraio 2013

muana

Ancora...vivo?
Ancora a lottar contro l'esilio?
Eppure squarciato fu il petto,
profonda e letale
parse la ferita.
La lama scandagliò il cuore,
facendogli saggiare il gelo della morte...
e si ritrasse!

La guerra
non è conclusa

Dovrai attendere ancora
umida erba,
dovrete rimandare il pasto
lombrichi ed avvoltoi!

E dunque mi sollevo,
come lava
dal fondo dell'Etna,
mia genitrice di pietra!

Come il magma
incendia la terra
col suo tocco,
io incendo il mondo
col mio ardore!

Io son anche
soffio di morte,
respiro di palude.
Io sono il mio più acerrimo nemico.

Chi può starmi accanto?
Chi ha saggiato la solitudo
fino a farsela compagna?

Un dì d'estate, amato Rigates,
nuotavamo insieme
nell'acque placide di Nemi.
Quella conca e la sua acqua mutan l'uomo in dio:
lì Teti immerse Achille pe' talloni.

Tu mi canzonavi, caro Rigatés,
perch'io ebbi a dire
una delle mie,
che suscitar l'amor d'una moana,
a me parea l'miracolo più grande...
E che importava l'fallimento!
Che importava la ruina!
Sol chi è grande può donare
senza voler nulla in cambio!

E per qualcuno
tal miracolo s'inverò;
e ora il fortunato liba il latte della dea...


Sol chi è grande può donare!
Questa è la lezione.
L'aver indietro, l'interesse,
lasciatelo all'ebreo.

Insegnami la tua grandezza Astro d'oro!
Tu che regali la bellezza e il tepore
anche a chi non è degno!

E voi, taciturni diamanti notturni,
insegnatemi la forza impassibile
di colui che s'immolò
senza batter ciglio!

Ettore sapea:
e pur alla fatal battaglia
non si sottrasse.
Il petto per l'amata
seppe immolare.

Sole, mio unico maestro:
insegnami l'amore senza fine
che nulla in cambio chiede.

Perchè molto ho da 'mparare...