martedì 5 luglio 2011

gandolfo

L'acqua del lago è abbastanza tiepida.
Una volta un canoista che passava di lì mi chiese se non avevo paura a nuotare tutto solo.
Gli risposi che non era poi così grave.
A guardare il fondo verdastro mi sento risucchiare le palle.
Evoco qualcosa, non so cosa.
Forse un maelstrom.
Sono pronto vecchio mostro.
Sono pronto a farmi risucchiare.
E chissà dove potrebbe alfine condurmi il vulcano spento.
Magari nelle acque torbide di arituba.
Bisogna imparare a sognare.
I mostri sono grandi ispiratori.

Comunque vale la pena rischiare la pellaccia.
La bellezza del luogo compensa ogni rischio.
Monte Cavo mi si drizza dinanzi con le sue antenne di metallo...è il pube muschiato di Artemide, senza dubbio.
Dorme lì da secoli con quei quattro stuzzicadenti di latta ficcati nel pube.
Un giorno si desterà, si scrollerà di dosso Rocca di Papa e accortasi di essere stata violata si toglierà gli spilli con cui tentarono d'inseminarla.
Dopodichè fara un bel bidet.
Nel lago ovviamente.

In alto due o tre parapendii colorati svolazzano leggiadri come farfalle ubriache...
Anche i gabbiani bianchi hanno fatto ritorno.
Intanto passa il trenino di velletri.
A pelo d'acqua galleggia qualche insetto sfortunato.
Cerco di salvarlo spingendolo fuori dall'acqua.

Sono le otto.
Esco dal lago.
Ho fame.
Ho voglia di pizza.
Andrò a brindare.
Brinderò a te, vecchio vulcano melmoso.
Sia lode al Sempiterno Gandolfo, compagno d'estate.