lunedì 14 giugno 2010

Soares

Soares (pseudonimo di Pessoa) vive tutto a metà, non riesce nè ad amare completamente i propri sogni di evasione e desiderio nè a voltare per sempre le spalle alla quotidiana schiavitù della sua piccola e grigia esistenza di impiegato contabile in una sartoria.
Resta inerte, schiacciato dalla coscienza della sua impotenza a vivere pienamente, tanto nel desiderio quanto nel disgusto.
Vorrebbe esiliarsi dalla vita ma non ne è in grado: perciò decanta l'esilio, il sonno, il sogno, la morte...
Tutta la poesia del libro è un inno a questa mancata liberazione, a questa sconfitta della volontà che non fa altro che umiliare sé stessa per preservarsi meglio dall'oblio...
Si sarebbe tentati di definire Soares un romantico, ma i suoi sogni si sgretolano tutti in un attimo, sempre per colpa di una stanchezza atavica, i suoi desideri si sciolgono come cera, nascono troppo deboli per sopravvivere...
Un romantico fallito? No purtroppo (ma poi perchè mai purtroppo?) perchè Soares fallisce ancor prima di diventare un romantico, abortisce i suoi sogni e i suoi desideri ancor prima di ergerli a propri baluardi (come fa il romantico)...partorisce sogni solo per affogarli appena nati...
Un nichilista? Nemmeno, il nichilista spregia la vita e poi, se è veramente tale, toglie il disturbo, si congeda lanciandosi dal balcone o penzolando con un cappio al collo: non così Soares, il quale non spregia la vita in sé ma solo la sua...il mondo esterno gli è indifferente , quasi estraneo, l'unica realtà che conosce si svolge nel raggio di un chilometro: Rua dos Douradores, i lampioni, la finestra della stanza, l'ufficio, il cameriere della locanda, il titolare della sartoria, la pioggia , il vento, i registri, il Tago, la curva dei monti, i parchi pubblici, la Baixa, la spiaggia, l'ora del tè...queste sono le uniche cose che per lui hanno un senso.
Soares non è nichilista perchè è legato morbosamente alla sua esistenza di impiegato, fedele ad ogni sterile gesto del suo vivere quotidiano: disprezza sè stesso perchè è attaccato a tutte queste futili abitudini, a ogni infima particella di pulviscolo che galleggia nell'aria che respira...e non riuscendo a superare questa contraddizione, vive a metà, dolosamente...
Che cosa è allora Bernardo Soares?
E' la coscienza, inizialmente e apparentemente inquieta ma in fondo e alla fine acquietata, del fallimento.
E' il sentimento zoppicante che alla fine si ritrae come la schiuma del mare, è la bruma notturna che si schiude sull'apparire, è un adagiarsi senza più volere...

Ogni uomo ha inscritto nel suo destino il fallimento, figlio della caducità e della fragilità del suo essere.
Ma nessuno è così onesto da riconoscere questa semplice verità.
L'insulso orgoglio umano esige sempre la lotta, la competizione, l'opera, il risultato, la vittoria...per questo tutti si affannano a mascherare la loro essenza che li vuole effimeri come tutte le cose.
Soares va controcorrente. La sua abiura redime la viltà.
Soares è un'eroe perchè è un fallito. Perchè ha il coraggio di dirlo...