venerdì 28 marzo 2014

la risposta

E così, mio orribile Anneo,
il vero saggio dovrebbe anelare la sventura
come l'atleta anela prove più ardue
ed avversari più forti con cui misurare
ed accrescere la propria forza.
Addirittura egli non solo dovrebbe anelare
per sè
la sventura, il dolore e la morte:
egli addirittura dovrebbe provocarli
sine saevitia
ma con la serenità del dio.

Allo stesso modo il potente carro
di Arjuna
deve portare sulla terra
la strage di amici e parenti
senza cupidigia.

Una volta la tribolazione
trovava giustificazione
nel dio eterno e nell'anima immortale.

Poi arrivò un malato
che liquidò dio e l'anima
e giustificò il male
con l'eterno ritorno dell'identico.

Era l'ennesima maschera,
l'ennesimo futile dogma
di un malato d'eternità.

Avrei voluto chiederti una cosa
caro Anneo.
E se quest'anima fosse integralmente mortale
e di essa non rimanessero che vermi?
E se il mondo anzichè esser governato
da leggi eterne e dall'ordine
fosse invece uno scherzo provvisorio del caos?
E se quel dio ci fosse così estraneo
al punto da dover ammettere
la sua irrilevanza?
Rispondimi Anneo, con il cuore puro.
Ti sacrificheresti ancora?
Aneleresti ancora la morte, la fatica
il dolore e la sventura?
Davvero il sacrificio sarebbe saggio?
Immagina per un istante
che nessuna ricompensa
esista per il nostro agire
dopo la morte.
In virtù di cosa continueresti
ad agire?

Conosco la tua risposta.

E' il monito del vento
che percuote il mio volto.

E' il silenzio
più forte di tutte le sorti.