giovedì 27 settembre 2012

la risata (Antuan)

Nella biblioteca di Fenzen tira la solita aria.
Qualche zecca, le solite fighette, i soliti studenti che fanno finta di studiare
e fumano sigarette tutto il tempo.
A un certo punto viene a salutarmi Antuan.
Due o tre settimane prima mi mostra sul cellulare
una foto con la salma del padre dentro una bara.
Umberto è il figlio di Andreotti e la mafia britannica lo perseguita
irradiandogli la prostata e impedendogli di avere donne.

Decido di portare questo sventurato al tempio della dea Ariana.
Restiamo che lo passo a prendere a casa per le otto.
Al citofono risponde: "un momento, sto defecando...".
A quanto pare gli hanno tolto l'acqua (probabilmente i britanici in combutta con l'amministraore del condominio) e non può nemmeno farsi un bidet come si deve.
Così monta in auto esalando un nauseabondo odore di alcol etilico, utilizzato forse per mascherare altri odori non meno repugnanti.
"Ho messo del profumo" dice.
Gli faccio abbassare il finestrino e partiamo.
Il look è quello dello iettatore che strizza l'occhio allo "sportivo":
occhiali neri, baffetti rasi color grigio topo, cappellino con visiera nero, giacca a vento bluastra di due misure più larga, calzoncini corti alla zuava neri, pedalini da tennis tirati su fino al ginocchio -neri ovviamente-,
scarpe da ginnastica blu stile superga, sulla camicia a scacchi una singolare spilletta rotonda di velluto nero, ad indicare il lutto paterno...
da pendant una camminata claudicante alla Pippo (l'amico di Topolino) con le punte dei piedi
rivolte con indolenza alle dieci e un quarto...
Beppino, Grey, Patucchi l'albanese non avrebbero concepito un abbinamento estetico più bizzarro.

Dopo venti minuti Antuan esce dalla stanza.
Ariana sorpresa mi dice che non è "venuto".
Ha fottuto senza levarsi gli occhiali neri da iettatore.
"Ha fato tuto (non ha ricevuto fellatio, ndr) ma non è venuto. Lui dice che venuto, ma secondo me non è vero. Ha smeso, così..."
Inoltre mentre copula, parla a vanvera... e non pomicia, "bacia solo guance".
" E di che cazzo parla perbacco?"
"Non ricordo...parla, parla....dice cose strane..."

Accompagno a casa Antuan.
Mi saluta con questo "motto" napoletano:
"A vita è na briosch, na fricat' e cosch e chi capisch capisch"
Una risata delirante si dilegua nella notte.